Rifiuti, flop del porta a porta: altolà del ministro Costa

Rifiuti, flop del porta a porta: altolà del ministro Costa
di Lorenzo De Cicco
3 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Settembre 2018, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 09:37

Mentre l'Ama continua a tribolare col bilancio infilzato dai veti del Campidoglio - oggi è in programma l'ennesima assemblea dei soci e il rischio che vada deserta è altissimo - a Roma la crisi dei rifiuti si fa sempre più nera. La spazzatura viene prodotta a ritmi crescenti, altro che «riduzione dei rifiuti» come auspica la giunta M5S, mentre il nuovo modello di porta a porta non sembra reggere l'impatto degli scarti generati nei quartieri dove è stato lanciato.

LEGGI ANCHE Rifiuti, nuova rivolta al Salario, residenti in strada contro il Tmb: «Damoje foco»

Lo dicono i bollettini interni dell'Ama, che segnalano come in tante zone dove è stata allargata la sperimentazione, il 70% del pattume finisca per essere riversato nei quartieri limitrofi, quelli dove sono ancora in funzione i vecchi cassonetti. Che così finiscono per tracimare di immondizia, perché oltre alla spazzatura di chi abita nei paraggi devono sopportare anche quella di chi viene in trasferta. Del resto col nuovo porta a porta i passaggi settimanali sono stati ridotti: si è passati dai 9 previsti dal contratto di servizio di Ama ad appena 3. E in tanti condomini l'immondizia rimane nelle case per giorni.
 

 


La crisi dei rifiuti romani è seguita dal ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. «Siamo al lavoro per sbloccare la situazione», spiega al Messaggero da New York, dove in questi giorni partecipa all'assemblea generale Onu durante la Climate Week. Costa, con un decreto dell'8 agosto, ha deciso di guidare in prima persona una nuova Cabina di regia che superi l'immobilismo sui nuovi impianti che servono all'Urbe. Un pool di tecnici dovrà elaborare entro il 30 novembre una strategia e proprio oggi al ministero verranno sentiti i vertici dell'Ama, a cominciare dall'ad Lorenzo Bagnacani. «La cabina di regia - spiega Costa - è un lavoro di affiancamento politico alle due istituzioni competenti, la volontà di tutti è risolvere il problema dei rifiuti della Capitale e su questo obiettivo sono sintonizzati sia Comune che Regione. Il ruolo del ministero è affiancarsi per sbloccare la situazione. I tecnici sono al lavoro e sono fiducioso che a fine novembre ci sarà l'atteso salto di qualità».

GLI ISTITUTI
Di tempo ne resta poco. Due municipi, il I (Centro storico) e il III (Montesacro), denunciano che «cumuli di spazzatura da giorni affollano i piazzali delle nostre scuole. I rifiuti delle mense scolastiche - carta, plastica e in alcuni casi addirittura l'organico - non vengono ritirati da oltre una settimana, provocando una situazione intollerabile dal punto di vista igienico sanitario».

I TMB IN AFFANNO
I due impianti Tmb di Ama a Rocca Cencia e al Salario sono in affanno, di nuovo. Anche perché nelle ultime 48 ore sono state prodotte a Roma 3mila tonnellate di spazzatura indifferenziata al giorno, mentre le previsioni di Ama non superano le 2.600. Tutto quello che viene raccolto in più, finisce per accumularsi in strada o nei centri di trattamento. «Basta un guasto di piccola entità perché la città vada in sofferenza», spiega Natale Di Cola, segretario della Fp Cgil Roma e Lazio. A rendere il quadro più ingarbugliato e la gestione della raccolta più fragile, c'è anche il fatto che i sindacati sono in subbuglio. Se oggi, come probabile, non si dovesse votare il bilancio aziendale, il Comune non riuscirebbe a rispettare la scadenza del 30 settembre per votare il suo bilancio consolidato, che tiene insieme il consuntivo del Campidoglio e quello delle sue partecipate. Risultato: salterebbero le assunzioni già programmate, oltre 200 all'Ama. «Venerdì - dice ancora Di Cola - protesteremo davanti alla Prefettura». E c'è il rischio di un nuovo sciopero.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA