Lo sfogo di un imprenditore: «Questa è una dittatura
e la legge non conta niente»

Lo sfogo di un imprenditore: «Questa è una dittatura e la legge non conta niente»
di Mauro Evangelisti e Sara Menafra
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Gennaio 2014, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 08:35
I dirigenti pubblici e i politici, tutti sembrano ruotare all’interno della galassia di Manlio Cerroni, il supremo, il re dei rifiuti per oltre quarant’anni.

E dalle intercettazioni emerge, evidente, come vi siano tanti satelliti che giravano attorno a lui: alcuni più vicini, quasi stretti collaboratori - come ad esempio l’ex assessore alla Casa, Mario Di Carlo, Pd, ex Legambiente, oggi deceduto - altri più defilati. La politica è ben rappresentata trasversalmente: compare nell’ordinanza come sostenitore della «soluzione Cerroni», ad esempio, un ex assessore regionale della giunta Storace, Donato Robilotta (che per la verità ha sempre rivendicato questa sua posizione). E chi provava ad andare contro i voleri del supremo si ritrovava isolato: capitò a Filiberto Zaratti, Verdi, assessore all’Ambiente ai tempi della giunta Marrazzo, perché disse no al termovalorizzatore di Albano, stretto in una morsa in cui i dirigenti fedelissimi di Cerroni, a partire da Fegatelli e De Filippis, lavoravano per aggirare la sua contrarietà, sostenuti da Di Carlo, ma anche dall’allora vicepresidente della Regione, Esterino Montino. E poi, cambiava la maggioranza, ma Cerroni continuava ad avere i suoi uomini nei gangli decisionali della Regione.



LE PRESSIONI SUL GOVERNO

Per ottenere quello che vuole, cioè «la possibilità di provvedere allo smaltimento dei rifiuti urbani capitolini anche dopo la chiusura della discarica di Malagrotta», l’imprenditore arriva ai massimi livelli politici e di governo. Ne parla anche con un suo conoscente, Cesare San Mauro, uomo di fiducia di Zingaretti. Cesare: «Oggi ho visto a mezzogiorno Zingaretti tanto per dirti uno qualsiasi»; Cerroni: «Ma non è roba di Zingaretti. Quello è un discorso a livello di Catricalà (allora sottosegretario alla presidenza del consiglio di Mario Monti ndr), non so roba del genere. Ti chiamo io domani mattina, senti ma là se hai notato nella lettera io dico lui o un suo incaricato mi ricevano, no, io li faccio saltare tutto a questi, sai. Dopo, se succede il quarantotto, saltano pure loro. Se ne vanno».



LA «DITTATURA»

Negli atti c’è anche la dimostrazione di come i funzionari regionali siano a conoscenza del sistema di corruttela messo in piedi da Cerroni. In una conversazione Fabio Altissimi, della Rida Ambiente,il cui gassificatore è escluso da quasi tutti gli incarichi, si lamenta con Ascenzo (all’epoca dei fatti dirigente dell’area rifiuti della Regione Lazio), della “sottomissione” della Regione nei confronti dell’avvocato Cerroni, «ottenendo - scrive il gip - addirittura il consenso su tale subalternità dal dirigente regionale». La conversazione è esplicita. Altissimi: «Riccà che ti devo dire, credo che questa sia una vera dittatura, questo è quello che dico da parte»; Ascenzo: «Non è una dittatura eeeeee...». Altissimi: «E’ una dittatura e tocca sottostare a quello che qualcuno vuole non quello che dice la legge, quello che quello che qualcuno vuole. Cioè è assurdo questo». Ascenzo: «Si ma io ti ho appena detto che non c'abbiamo la possibilità in questo momento». Altissimi: «No, per carità noi non possiamo fare neanche la sperimentazione che voleva Fegatelli». Ascenzo: «E lo so». Altissimi: «Non la possiamo fare perché non abbiamo i rifiuti urbani, quel testa di caz... di Fegatelli ha detto che dovevamo fare una sperimentazione, e noi non possiamo fare la sperimentazione perché non abbiamo un chilo di rifiuti urbani, buttiamo dentro le discariche 350 milioni di tonnellate l'anno. Non si capisce; tutto a Malagrotta, tutto in discarica aho’». Ascenzo: «Si ma va ma la politica dei rifiuti non la faccio io, la fa l'assessore». Altissimi: «Se ti facessero applicare la legge forse saremmo salvi, il problema è che non applicate la legge».



IL RUOLO DI SOTTILE

Interessante anche la conversazione tra Goffredo Sottile, che appena nominato commissario per l’emergenza rifiuti al posto di Pecoraro, si sente spesso con il “supremo” Cerroni, che gli gira perfino il numero di telefono del tecnico che dovrebbe andare a svolgere gli accertamenti nel sito scelto (controllato da Cerroni): Sottile: «Pronto?». Cerroni: «Pronto prefetto? Sono Cerroni». Sottile: «Eccomi». Cerroni: «Allora va bene, procedete pure». Sottile: «Ecco, allora, a chi rivolgiamo». Cerroni: «Ma io credo che la cosa migliore... rivolgetevi al nostro progettista, professor Barruchello no?». Sottile: «Che gli chiediamo a Barruchello?». Cerroni: «Lui sa tutto, vi do il telefono».
© RIPRODUZIONE RISERVATA