E' stato un piccolo grande scandalo quello delle microspie ”ritrovate” per caso negli uffici della Regione Lazio, nel marzo 2011, quando la giunta di Renata Polverini si era insediata da appena un anno. Solo ora viene fuori che quelle cimici mostrate ai fotografi dalla governatrice provenivano dalla procura di Velletri, che aveva avviato l'inchiesta sui rifiuti poi trasferita a Roma. E che per capire cosa stesse accadendo e far bonificare il suo ufficio, Luca Fegatelli, allora direttore del dipartimento territorio, si era preoccupato di chiamare persino il patron della Lazio Claudio Lotito, titolare anche della società di vigilanza Roma Union Security.
LA TALPA
La telefonata è del 21 marzo.
GLI INTERROGATORI
Martedì prossimo partiranno gli interrogatori di garanzia. L'avvocato di Cerroni, Bruno Assumma, ha già detto che l'imprenditore ha intenzione di rispondere agli inquirenti ma forse non lo farà quel giorno perché vuole prima studiare «i dieci faldoni dell'inchiesta». Intanto, Mario Marotta, ex direttore generale del settore rifiuti della Regione Lazio scrive al Messaggero per precisare di non essere stato arrestato nel corso delle indagini sui rifiuti, ma di essere «venuto a conoscenza di un’indagine a suo carico per abuso di ufficio in relazione ad un ipotesi di trasferimento di un dirigente ad altro ufficio per presunti motivi punitivi che nulla ha a che fare con i fatti per i quali ad altri soggetti vengono contestati i reati di cui la stampa si sta interessando». Quanto all'ipotesi dell'apertura della discarica transitoria a Monti dell'Ortaccio, Marotta precisa di essere stato contrario e di averlo dimostrato con «fatti, atti e dichiarazioni», tanto da aver «volontariamente rassegnato le dimissioni da Direttore Regionale per non trovarsi a dover collaborare, per dovere d’ufficio, nella realizzazione di iniziative non condivise».
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