Rifiuti, stangata in arrivo a Roma. Braccio di ferro sullo stato d'emergenza

Rifiuti, stangata in arrivo a Roma. Braccio di ferro sullo stato d'emergenza
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Giovedì 13 Dicembre 2018, 07:46
Venti milioni di euro in più all'anno per smaltire i rifiuti di Roma. Ecco la stima del conto da pagare per portare la spazzatura oltre i confini del Lazio dopo il rogo del tmb del Salario. Ma serve anche il coraggio di dichiarare lo stato di emergenza. Il 2019 potrebbe vedere nuovi treni in partenza dalla Capitale, carichi di rifiuti, diretti oltre confine. Ma perché sia questa la soluzione alla crisi causata (ma sarebbe più giusto dire aggravata) dall'incendio dell'impianto di trattamento, serviranno molti passaggi. Nell'immediato Roma, come è ben visibile in queste ore, ha già la raccolta della spazzatura ingolfata (più del solito); si prepara a un Natale con i rifiuti per strada.

Arpa Lazio avverte che nell'aria c'è un alto livello di microinquinanti nocivi per la salute, come la diossina: è l'effetto del rogo. Ma c'è uno snodo chiave che nessuno, nelle istituzioni, ha il coraggio di rivelare: per trovare soluzioni rapide, che significa rifiuti in altre regioni o all'estero, serve che qualcuno dichiari ufficialmente l'emergenza. Ad oggi nessuno lo ha fatto. Serve un atto firmato dalla sindaca o dal prefetto che dica: Roma è in emergenza rifiuti. Per ora la Raggi si è limitata a chiedere un aiuto economico al governo che si è detto disponibile a trasferire fondi extra. E ha lanciato un appello al Viminale perché sorvegli gli impianti di Rocca Cencia e di Ostia. Senza un decreto sull'emergenza, si lavora con gli strumenti ordinari. In Prefettura però escludono il ricorso a questo strumento. E anche Roma Capitale non va in questa direzione. Anzi, in Campidoglio si gioca su due campi. Il primo è quello dell'immediato. Con la Regione c'è l'accordo ad attivare il tritovagliatore di Ama posizionato nel territorio del Municipio X (Ostia), per il quale però si sono già sentite le prime proteste. È arrivata anche la disponibilità ad accogliere quantitativi che oscillano tra 100 e 150 tonnellate da Viterbo, Colfelice (Frosinone) e Aprilia (Latina). Anche qui i territori sono sul piede di guerra e alcuni sindaci saranno alla conferenza stampa organizzata da Forza Italia in Regione. Giovanni Arena, sindaco di Viterbo, parla di «comportamento scorretto» nei confronti della sua città» e chiede un «compensazione economica per la Tuscia».

TAPPO
In Ama hanno le mani nei capelli: in forma temporanea si possono anche trovare sbocchi, ma serve un'area di trasferenza dove portare i rifiuti raccolti, caricarli sui camion e farli partire verso i vari impianti fuori Roma. Bene, il centro di trasferenza era nello stabilimento di via Salaria bruciato e non si sa come sostituirlo. L'alternativa dell'impianto gemello di Rocca Cencia (sud-est di Roma) è già in overbooking. E anche qui, benché sia un territorio con una solida maggioranza a 5 Stelle, ci sono segnali di forte contrarietà. Katia Ziantoni, assessore all'Ambiente del VI Municipio, grillina: «Rocca Cencia ha già dato».

Il secondo campo è quello delle soluzioni a medio termine, perché quelle elencate sopra sono palliativi. Tenendo conto che il Tmb di via Salaria non riaprirà e che la differenziata sta aumentando molto lentamente, Ama deve cercare impianti in forma più stabile. E si guarda oltre i confini del Lazio. Ama sta preparando una indagine di mercato per trovare società disponibili a prendere l'indifferenziato di Roma. Già una gara da 188 milioni di euro per due anni è andata deserta e questo non è rassicurante. Non solo: anche Napoli, poiché ad Acerra si fermerà una linea dell'inceneritore, cerca spazio nei termovalorizzatori del Nord, e dunque i prezzi vanno alle stelle. Gli esperti prevedono che Roma dovrà pagare molto più di 140-150 euro a tonnellata chiesti normalmente per smaltire i rifiuti. Almeno 220-230 euro a tonnellata saranno necessari per fare partire i tir con l'indifferenziato verso i grandi impianti dell'Emilia-Romagna, del Veneto, della Lombardia. Ma attenzione: servirà una gara e un accordo tra le regioni. E servirà pagare - conto complessivo ovviamente approssimativo - circa 20 milioni di euro in più all'anno. Un'intesa è già in corso, ma è in scadenza, con l'Abruzzo (poco meno di 200 euro a tonnellate) e ieri Ama ha chiesto alla Regione di prorogarlo anche nel 2019 per altre 70 mila tonnellate complessive. Mario Mazzocca, responsabile dell'Ambiente della giunta regionale abruzzese replica: «Sono quattro anni che aiutiamo il sistema di gestione dei rifiuti di Roma che, nel corso del tempo, non è migliorato, ma, anzi, è peggiorato». C'è l'alternativa dei treni verso Austria o Germania, come Ama ha già fatto in passato, ma il mercato è saturo, perché anche il Regno Unito sta esportando rifiuti e dunque sarà tutt'altro che semplice fare partire i treni. Morale: per velocizzare le procedure serve che qualcuno dichiari l'emergenza.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA