Ama, assemblee e mezzi sabotati. Inchiesta sulla raccolta in tilt

Ama, assemblee e mezzi sabotati. Inchiesta sulla raccolta in tilt
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 11 Luglio 2014, 01:43 - Ultimo aggiornamento: 02:08
Rifiuti per strada, un miliardo di debiti, sindacati sempre potenti che un tempo decidevano le assunzioni e oggi possono (almeno alcuni) frenare il rinnovamento, l’ombra del boicottaggio, impianti lontani anni luce dall’autosufficienza. L’Ama naviga nel mare grosso e a rimetterci sono i romani. Andiamo per gradi. «A settembre risuccederà un casino gigantesco, i vertici dell’Ama e il Campidoglio scherzano con il fuoco, gli impianti sono al limite» racconta un dipendente dell’azienda che si arrabbia quando gli parlano di complotti e assenteismo. «La coperta è corta - aggiunge un altro - giustamente si sta spingendo la differenziata, ma se sposti 600 dipendenti sul porta a porta, poi mancano in altri settori».



I punti deboli Dunque, in Ama c’è chi insiste: il vero problema è che gli impianti di trattamento sono insufficienti, non c’è una discarica di servizio e trasferire i rifiuti nelle altre regioni è sempre a rischio. Vero. Però se il sindaco Marino ha alzato la voce additando l’assenteismo e chiedendo teste da tagliare è perché sa che c’è altro. Ama (come Atac) è un’azienda in cui i sindacati possono fermare tutto, se vogliono.



Un vecchio sindacalista che non lavora più in azienda: «È sempre stato così, ma un tempo i sindacati erano più lungimiranti. Da qualche anno c’è stata una degenerazione. Anche dieci anni fa le assunzioni venivano decise dai sindacati. Ma non per sistemare parenti e amanti». Territorio minato. Fermiamoci al presente: i 60 capi zona di Ama se vogliono, possono rallentare la macchina. Basta dire che la gomma di un camion è troppo sgonfia e non può uscire. L’età media dei mezzi è assai avanzata, facile trovare pretesti. «E guarda caso nelle ultime settimane - racconta una fonte interna - nei depositi si sono svolte molte assemblee sindacali. Diritti sacri. Però...». Chi conosce Ama non offre alibi a Marino e Fortini, ma ammette che ad esempio il sindacato più forte, la Cisl, è assai ben rappresentato tra i 60 capi zona. Ah, di nuovo terreno minato. Maggio 2011, sciopero bianco degli autisti di Ama, molti targati Cisl: le strade di alcuni quartieri si riempirono di rifiuti. 2012, scandalo imbarazzante: furono decise dieci promozioni che accantonavano i leader sindacali, solo la Cgil si tirò indietro (alla fine l’operazione fu congelata). Doveva assicurare la concordia interna. Il 24 ottobre 2012 il leader della Cisl, Bonanni, azzerò i vertici della Fit Cisl per le dichiarazioni (mai dimostrate però in tribunale) di un lavoratore che sosteneva di aver ricevuto richieste di soldi da sindacalisti per una promozione.



In sintesi: la storia sindacale di Ama incoraggia i maligni. Bonfigli, segretario regionale Fit Cisl Lazio (lo stesso che si trovò al centro della bufera del 2012), ribatte: «Basta con la caccia alle streghe ai danni dei dipendenti. Pura demagogia. Il problema è che tutta l'attenzione di Ama si è focalizzata sulla raccolta differenziata, spostando il personale. Intanto, però, tra i quadri di Ama in molti - anche tra quelli che hanno beneficiato di superminimi quando le vacche grasse pascolavano dalle parti di via Calderon de la Barca - non stanno gradendo la fase degli esami di valutazione decisa dai vertici. Alcuni tirano indietro la gamba, temendo una imminente sostituzione. Oggi incontro segreto tra sindacati e dirigenti Ama.