Roma, da Testaccio al Tiburtino: rispuntano i villaggi rom

Roma, da Testaccio al Tiburtino: rispuntano i villaggi rom
di Laura Bogliolo
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Lunedì 7 Novembre 2016, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 22:21

Una cascata di immondizia, panni stesi, il Tevere che raccoglie e quasi soffoca nel degrado più completo. Il villaggio rom si sta ricreando a poco a poco. «Sono tornati, solo che ora sono più nascosti, ma ci sono». Tra Ponte Testaccio e Ponte dell'Industria tra rovi e fratte spuntano tende, cumuli di rifiuti, fili appesi ai rami, materassi nel fango. Gli invisibili tornano quando i controlli non ci sono più, quando il verde di Roma viene abbandonato: succede anche alla stazione metro B di Quintiliani. Due casi emblematici: nella zona sud-ovest della città, quella della movida e a pochi passi dal centro. Ma anche in quella est, in periferia. Il copione non cambia: «Se le zone non vengono tenute sotto controllo, gli accampamenti abusivi tornano» dicono i residenti. L'altra faccia degli invisibili sono le proprio le proteste dei residenti. Il degrado chiama altra degrado. E intanto l'Ama ogni anno spende 60 mila euro per intervenire sulla bonifica soltanto dei micro-accampamenti. Si parla di cifre a 5 zeri per il costo di pulizia dei maxi insediamenti.

INVISIBILI
Ci sono luoghi che non riescono a trovare pace, ridiventano inesorabilmente luogo di accoglienza di disperati e invisibili. Si volta lo sguardo per un po' e le favelas tornano. Tra ponte Testaccio e ponte dell'Industria, le prime tracce si trovano scendendo da lungotevere degli artigiani verso la pista ciclabile. Un cartello avverte che la pista è interrotta (un'altra storia di abbandono). Iniziando a passeggiare lungo gli argini un cumulo di vestiti nel fango, maglioni, stracci. Si alza lo sguardo, qui nel cuore dell'XI municipio, attirati dal rumore delle auto sul ponte di ferro: sotto uno dei pilastri c'è una favela, una baracca nascosta tra le vegetazione, pezzi di plastica tentano di coprire il degrado. E poi più giù verso ponte Testaccio, eccole le favelas nascoste dietro la vegetazione. Nel 2008 il maxi-accampamento abusivo venne sgomberato: c'erano 120 nomadi. Poi la zona è stata di nuovo abbandonata a se stessa. Oggi nella zona c'è il timore che tutto si possa ripetere. Nelle favelas, dicono i residenti, ci sono nomadi, polacchi, anche russi.

LA BARACCOPOLI
Storia infinita: è quella dell'accampamento vicino alla stazione della metro B Quintiliani. Due anni fa lo sgombero, ma la baraccopoli è tornata. «Da tempo chiediamo al municipio IV di intervenire con lo sgombero - dice Fabrizio Montanini del comitato di quartiere Beltramelli-Meda-Portonaccio - la situazione è insostenibile per il degrado della zona». Il municipio IV aveva annunciato lo sgombero tempo fa, ma la situazione è rimasta la stessa.
Sono oltre 260 gli accampamenti abusivi. Sono soprattutto insediamenti di nomadi: in viale Palmiro Togliatti (VII municipio) bruciano materiali, i residenti protestano, ma nulla si muove. Al ponte delle Valli altri roghi. Tempo fa la Prefettura pensava di applicare la direttiva utilizzata nella Terra dei fuochi per l'iÈntroduzione del reato di combustione di rifiuti con pene fino a due anni. Ma nella Roma delle favelas e degli invisibili tutto è fermo.