Riano, l'incredibile storia dell'ebreo che si salvò dai nazisti grazie a un poster razzista

Attilio Lattes, ebreo scampato ai nazisti
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Lunedì 27 Gennaio 2014, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 16:15
Una trentina di ebrei scampati alla barbarie nazista grazie a un poster razzista. questa l'incredibile storia raccontata da Attilio Lattes, che si salv dal rastrellamento del Ghetto ebraico di Roma compiuto dai nazisti il 16 ottobre 1943.

«Mi sono salvato grazie ad una telefonata di mio zio fatta alla 5.30 del mattino, in cui ci avvertiva che i tedeschi stavano per cominciare il rastrellamento del Ghetto e di diverse altre zone di Roma. Allora ci siamo vestiti di corsa e siamo scesi nei rifugi antiaerei, che erano delle cantine ricavate sotto il palazzo di via Angelico che faceva angolo con viale Mazzini. In fondo ad una di queste grosse cantine c’era un enorme manifesto pubblicitario di Mussolini inneggiante alla razza ariana che copriva quasi tutto il muro. Dietro al poster era stato costruito un buco lungo una quindicina di metri, una specie di tunnel fatto apposta perché passassero le persone».



Lattes ha raccontato la sua storia agli studenti della scuola media di Riano (Rm), in occasione della cerimonia per il Giorno della Memoria che si è svolta presso la Sala Consiliare del Comune di Riano, organizzata dal vicesindaco Italo Arcuri.



«Quasi nessuno sapeva dell’esistenza di questo passaggio segreto – ha precisato Lattes - salvo il portiere e chi lo aveva scavato. Il buco conduceva nella strada parallela a Viale Angelico, da cui poi si poteva andare verso piazzale Clodio e altre strade limitrofe».



«Eravamo in trentacinque. Una volta fuori da questo tunnel - ha raccontato Lattes - mentre sentivamo i tedeschi urlare, ci siamo divisi e sparpagliati. Con questo stratagemma ci siamo salvati inizialmente tutti, grazie all’accoglienza prestata dal Convento che stava in via Merulana, di un altro che stava dietro a via Garibaldi e di varie famiglie cattoliche. Solo più tardi, l’ho saputo in seguito, ne furono catturati cinque o sei».
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