La rete bipartisan dei politici. Buzzi: a noi ci manda Goffredo

La rete bipartisan dei politici. Buzzi: a noi ci manda Goffredo
di Sara Menafra
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Domenica 7 Dicembre 2014, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 18:25
ROMA - Dagli affari lievitati attorno alla gestione dell'emergenza immigrazione, ai soldi degli appalti di Finmeccanica a Roma, spariti nelle mani di un parlamentare romano che sembra noto a tutti.





Navigando nella marea di 60mila pagine di atti allegati all'inchiesta Mondo di mezzo, che martedì scorso ha portato all'arresto di 37 persone, ci si mette poco a capire che il potere della mafia romana era destinato a crescere molto rapidamente.

L'informativa conclusiva dei Carabinieri del Ros, ad esempio, spiega che Luca Odevaine, ex capo di gabinetto del sindaco Veltroni e attualmente membro del Tavolo nazionale sui rifugiati, aveva un soprannome piuttosto chiaro: «Il padrone». In cambio dell'aiutino da 5mila euro al mese, era disposto a inserire le cooperative di Buzzi e Carminati in tutta Italia. Se poi qualcosa va storto, l'organizzazione sa come reagire.

GLI APPUNTAMENTI

La capacità pervasiva dell'organizzazione diventa evidente quando una delle cooperative di Buzzi, la Eriches 29, perde il ricorso al Tar per l'appalto sulla gestione del Cara di Castel nuovo di Porto. Prima di tutto, il gruppo ottiene informazioni sulla presidente del Tar, grazie all'ex assessore regionale Paola Varvazzo, viceprefetto al Viminale. Quindi, sempre con l'ausilio del fidato Odevaine, Buzzi riesce ad ottenere un incontro con Gianni Letta, per chiedere una intercessione. Buzzi: «E che gli chiedo a Letta, Luca?»; Odevaine: «Je se potrebbe parlà pure de quell'altra questione, di questa della Regione Lazio»; Buzzi, che pure è sempre interessato agli affari della regione tanto da esultare dopo l'elezione del governatore Zingaretti («ce l'abbiamo fatta» dice al telefono), spiega che per ottenere l'incontro ha chiesto aiuto a qualcun altro. Buzzi: «A noi ce manda Goffredo (Bettini del Pd, specifica l'informativa ndr) con una precisa indicazione». Odevaine: «A Letta io gli direi di sbloccarci Roma, deve fa una telefonate al prefetto. Siccome il prefetto resiste digli che comunque il ministero è d'accordo». La resistenza arriverebbe in particolare da un prefetto che si occupa di rifugiati al Viminale. Dopo l'incontro, documentato con un minuzioso fotopedinamento, Buzzi annuncia che Letta ha accettato di aiutarli: «Mi ha mandato dal Prefetto, io alle sei vedo il prefetto di Roma!». Anche il secondo incontro si fa ma, specifica oggi il prefetto Pecoraro, non portò a nulla: «Vennero da me per mettere a disposizione degli appartamenti per gli immigrati, ma dissi loro che non era possibile perché nella zona c'era già un altro Cara. La storia finisce qua».



IL CARA DI MINEO

Ad offrirsi per una collaborazione con la mafia romana, si sarebbe fatto avanti (circostanza tutta da verificare, visto che il suo nome non risulta nella lista degli indagati) anche Giovanni Ferrera, direttore del centro di accoglienza rifugiati (Cara) di Mineo, tra i più grandi e discussi d'Italia. A marzo di quest'anno, appena rientrato dalla Sicilia, Odevaine racconta che in albergo era venuto a trovarlo proprio Ferrera, proponendogli di «fare qualcosa assieme, per il tramite della cooperativa del figlio, facendo riferimento alla possibilità di sviluppare progetti finanziati da fondi pubblici»: «Ho capito e gli ho detto, ”va bene Giovanni non c'è problema, un po' lo stesso ragionamento me l'ha fatto anche la parte romana, per cui potremmo fare lo stesso ragionamento, ma non qui in Sicilia, magari su Roma...».



IL MISTERIOSO PARLAMENTARE

La mafia capitale sembra sapere molto anche dei misteri circolati attorno al gruppo in questi ultimi anni. Ad esempio, a chi Riccardo Mancini abbia girato i 600mila euro incassati quando, assieme ad altri personaggi del gruppo, gestì una tangente per una partita di filobus assegnata a Breda Menarini-bus. Salvatore Buzzi sembra però avere le idee chiare in proposito. E ne parla con un suo collaboratore non indagato, Giovanni Campennì. Buzzi: «Mancini è stato arrestato per una caz..! E poi i soldi non se li è presi lui, l'ha dati ad un deputato noi lo sappiamo a chi l'ha dati, sa tutta Roma a chi l'ha dati però l'hanno arrestato dico ”vediamo se lo dice”»; Campennì: «Ma lui te tiene botta e quando esce torna sempre a cavallo»; Buzzi: «Prima che se l'annavano a pija, semo annati, gli avemo detto ”cioè o stai zitto e sei riverito o se parli poi non c'è posto do te poi anda a nasconne”Per ricordaglie...»; Campennì: «Com'è la vita».