Colosseo restaurato, Della Valle: «Partiamo da qui per trasformare il turismo in industria nazionale»

Colosseo restaurato, Della Valle: «Partiamo da qui per trasformare il turismo in industria nazionale»
di Osvaldo De Paolini
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Sabato 2 Luglio 2016, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 4 Luglio, 12:28

Il premier Matteo Renzi ha detto: «Quello di oggi è un segnale strepitoso dato al mondo, perché si tratta di valori messi a beneficio dell'intera umanità. Di questo dobbiamo dire grazie ai Della Valle e a tutta la famiglia Tod's».

Della Valle, dopo le frecciate che vi siete lanciati, non la fanno arrossire tanti complimenti da parte del premier?
«Per nulla. Sono orgoglioso di ciò che abbiamo fatto e sono orgoglioso di essere italiano. È un bel segnale anche verso l'estero. Un modo di dire a tanti amici e colleghi che dobbiamo occuparci di più del nostro Paese. Il Colosseo non è solo un monumento, rappresenta il Paese».

Dunque, con Renzi è riconciliazione piena?
«Ci conosciamo da tempo, abbiamo ottimi rapporti. Certo, abbiamo personalità spiccate e quando abbiamo qualcosa da dirci, non abbiamo peli sulla lingua. Ma nulla di personale, i rilievi che ci muoviamo sono finalizzati a dare risposte al Paese».

Il ministro Franceschini ha detto: «Questa giornata ci ripaga del tempo perduto in dibattiti tardo-ideologici sull'inconcilibilità tra pubblico e privato nella gestione dei beni culturali».
«Condivido. Il restauro del Colosseo è un esempio importante di come privato e pubblico possano fare cose insieme. Superate le liti iniziali con la politica locale, con le strutture pubbliche abbiamo collaborato in modo eccellente».

Nel settembre scorso lei disse: «Da quando ho iniziato a parlare del restauro del Colosseo ho incontrato sei ministri. Di questi, almeno quattro erano imbecilli, persone inutili messe lì per caso». Conferma?
«Non volevo essere polemico. Volevo solo denunciare la grande ignoranza sul tema, ma nessuno di loro si è mai dichiarato ostile al progetto. Col passare del tempo ho poi scoperto che i Beni Culturali sono tutt'altro che un luogo di ripiego. Un ministero che dovrebbe essere parificato all'Economia, vista l'importanza che può rivestire nel nostro Paese».

Addirittura?
«Sicuro. L'evento culturale di oggi rappresenta una start up che può avere anche finalità economiche importanti. In Italia continuiamo a commettere l'errore di separare cultura e turismo, invece dovremmo insistere per una grandiosa integrazione visto quanto abbiamo da offrire in tema di storia, arte, cultura, sapori, bellezze naturali e stili di vita. Abbiamo la possibilità di offrire un made in Italy allargato. E non è forse economia tutto ciò?».

E nuovi posti di lavoro.
«Appunto. Ha idea di quante migliaia di piccole aziende potrebbero nascere da questo nuovo settore integrato? In Italia abbiamo un grave problema di occupazione giovanile, ebbene perché non cominciare dai restauri e dall'indotto che si creerebbe? Le grandi aziende, soprattutto loro, dovrebbero sentire l'obbligo di partecipare a questa esaltante trasformazione del Paese».

Ha in mente qualche nome?
«Il gruppo Eni potrebbe ad esempio completare il restauro di Pompei. A sua volta Enel potrebbe occuparsi della Reggia di Caserta. Per non parlare delle migliaia di siti archeologici che potrebbero essere esibiti, opportunamente restaurati, all'apprezzamento di tutti. E non penso solo ai grandi monumenti della storia, ma anche alla fontana del borgo in Umbria che sapienti mani artigiane possono restituire al suo antico splendore. Tra l'altro, è un modo per preservare professionalità che altrimenti andranno perdute».

Che ritorni vi aspettate?
«Premesso che non abbiamo compiuto nulla di eroico, abbiamo voluto dare un segnale anche perché la consideriamo una delle ultime chiamate utili. Non a caso, onde evitare equivoci, abbiamo preteso che l'operazione non avesse alcun risvolto commerciale per nessun soggetto interessato».

Quanto all'investimento, siete rimasti fedeli al budget iniziale di 25 milioni?
«Abbiamo speso meno e consegnato il restauro addirittura in anticipo. Segno che quando il pubblico vuole e il privato si rende disponibile le cose si possono fare bene e in fretta».

Lei parla di sviluppo del turismo come risorsa per accrescere il Pil nazionale. Non la preoccupa la nuova situazione che si è creata in Europa con l'uscita della Gran Bretagna?
«Mi sbaglierò, ma non riesco ad essere davvero preoccupato. Anzi, penso che questo sia il momento di reagire sorprendendo chi ci crede paralizzati dalla paura: l'integrazione industriale tra turismo e cultura a mio avviso è una risposta vincente perché Brexit può avere anche minato un'idea di Europa, ma di sicuro non frenerà la crescita di domanda turistica, soprattutto di qualità. Va da sé che dovremo essere in grado di offrire infrastrutture adatte, più treni, stazioni più in ordine: non dobbiamo mirare solo al turismo alto, ricco, ma anche al giovane col sacco a pelo curioso di scoprire i tesori che l'Italia può offrire. Penso infine che un paio di nuovi aeroporti non guasterebbero».

Altri due? Ma ne abbiamo già un centinaio sparsi qua e là.
«Mi riferivo a qualcosa di paragonabile ai due hub internazionali, Fiumicino e Malpensa, che non sono certo all'altezza dei grandi aeroporti cinesi, tanto per fare un esempio».

A proposito di politica, che fine ha fatto l'associazione Noi Italiani? Lei aveva indicato giugno quale data per l'eventuale trasformazione in movimento politico. Ora giugno è alle spalle.
«Mai parlato di movimento politico. Noi Italiani è una macchina di solidarietà che più cresce e più potrà incidere dal basso sulle scelte della politica. E' chiaro che se si rendesse necessario e il numero di aderenti diventasse massa, allora dovremmo riconsiderare il suo ruolo. Ma non mi sembra questo il tempo».

Che cosa pensa delle elezioni a Roma e a Milano? Lei di norma gravita su queste due città.
«Mi muovo tra Roma e Milano, ma non voto né a Roma né a Milano. Per il momento non ho opinioni, vedremo che cosa sapranno fare i nuovi sindaci».

Un'ultima domanda: come andrà a finire lo scontro con Urbano Cairo per la conquista di Rcs?
«Oggi si parla di Colosseo».