Roma, detenuto suicida a Regina Coeli: indagati due agenti

Roma, detenuto suicida a Regina Coeli: indagati due agenti
di Michela Allegri
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Martedì 3 Ottobre 2017, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 08:17

Doveva essere controllato ogni quindici minuti, proprio per evitare che compisse atti estremi, visto che era considerato un soggetto «a rischio suicidio». Invece, Valerio G., 23 anni, detenuto a Regina Coeli, ha avuto il tempo di fabbricare un cappio con un lenzuolo, legarselo intorno al collo e togliersi la vita. Per il pm Attilio Pisani, due agenti della polizia penitenziaria sarebbero responsabili di quel decesso. Uno è già stato indagato per omicidio colposo, mentre il secondo è in corso di identificazione e a breve verrà iscritto sul registro della Procura. Per gli inquirenti, avrebbero eseguito i controlli previsti con superficialità e imperizia.

I FASCICOLI
Sul caso sono pendenti altre due inchieste. In un fascicolo aperto per omissione in atti d'ufficio, la Procura indaga sulla parabola giudiziaria del detenuto. Nonostante un perito lo avesse dichiarato «incompatibile con il regime carcerario», infatti, il giovane era rimasto in cella. Una parte degli atti, inoltre, è stata trasferita per competenza a Frosinone. Nel mirino dei pm, una nota dello scorso dicembre in cui i responsabili della Rems di Ceccano, dove Valerio si trovava per scontare una condanna penale, hanno descritto il giovane come «capace di intendere» e hanno aggiunto che sarebbe stato «auspicabile il trasferimento in un luogo più idoneo». In realtà, un perito del Tribunale aveva messo nero su bianco che il ventitreenne era un «ad alto rischio suicidario».
È l'8 novembre, il giovane, arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, viene processato per direttissima. Il suo avvocato, Claudia Serafini, chiede di valutarne lo stato mentale. Il ragazzo viene visitato da uno psichiatra, che rileva la presenza di un vizio di mente. Valerio gli ha detto di aver tentato suicidio. Il 15 del mese, il Tribunale dispone «il ricovero in casa di cura e di custodia». Il ventiduenne viene trasferito nella Rems, ma fugge tre volte. Il 19 dicembre, i responsabili della residenza inviano tre note a piazzale Clodio. Scrivono che «nel periodo di osservazione, seppur breve, si è rilevata l'assenza di elementi di psicopatologia di rilievo». Il Tribunale dispone quindi il carcere. Il 14 febbraio, in aula, il perito descrive di nuovo il ventitreenne come un «soggetto a rischio». Il 24 febbraio, Valerio si toglie la vita. I suoi compagni di cella, ascoltati dal pm, raccontano che a Regina Coli nessuno si è accorto di nulla.