Referendum Atac, domenica 11 novembre si vota: Pd e FI per il sì, no di M5S, Lega, Fdi e sindacati

Referendum Atac, domenica 11 novembre si vota: Pd e FI per il sì, no di M5S, Lega, Fdi e sindacati
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Domenica 4 Novembre 2018, 21:08 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 10:57

Domenica 11 novembre si vota per il referendum sul trasporto pubblico locale. Una consultazione che potrebbe decidere le sorti dell'Atac. Con il voto si chiederà ai cittadini se sono favorevoli a mettere a gara i servizi di trasporto della Capitale fra diversi soggetti per scegliere migliore. Mettendo così fine alla gestione attuale dell'azienda pubblica. Il referendum è consultivo. Schierati per il sì i radicali, che hanno promosso il referendum, Pd e Forza Italia. A favore del no M5S, Lega, Fdi e sindacati

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Per il sì radicali, Pd e FI. A favore sono schierati i radicali, che hanno proposto la consultazione, e il Pd romano, che dopo aver sondato gli iscritti, ha deciso di dare indicazione per il sì. «Noi proponiamo che la gestione del servizio sia messa a gara tra aziende pubbliche e private e che il Comune torni a fare il Comune: cioè a garantire ai cittadini un vero servizio pubblico sicuro ed efficiente - afferma il deputato di +Europa e presidente del comitato per il sì al referendum, Riccardo Magi -. Un servizio oggi compromesso dalla totale sovrapposizione tra controllore e controllato». «Il trasporto pubblico a Roma peggiora ogni giorno e questa non è un'opinione del comitato per il sì, lo dicono i dati sulle linee soppresse, sui chilometri non fatti e lo dice il vissuto quotidiano dei romani. Il referendum dell'11 novembre è l'unica occasione per interrompere questo declino e dare una speranza alla città di avere un servizio migliore. È ormai evidente a tutti che il risanamento che si persegue con il concordato preventivo ha la priorità di migliorare la situazione finanziaria dell' Atac a scapito del servizio», aggiunge Magi. 

«Noi chiediamo che ci sia una messa a gara in cui concorrano pubblici e privati per chi deve gestire il trasporto pubblico facendo l'offerta migliore. Io invito a votare si, e se il referendum andasse bene vorrei affrontare la questione dei rifiuti di Ama», dice Emma Bonino, senatrice di +Europa. Simone Sapienza, segretario di Radicali Roma, aggiunge: se vince il sì «il Comune rimane controllore del servizio, ma la gestione è affidata a più aziende che possono essere private o pubbliche».

«Se io fossi cittadino di Roma, voterei a favore del referendum proposto dai Radicali, cioè contro la gestione scriteriata di Virginia Raggi del trasporto pubblico. Non è possibile che a Roma gli autobus brucino in orario, che il servizio Atac sia così insufficiente. E la responsabilità è dell'azionista, il Comune di Roma». Così in un video postato sulla sua pagina Facebook l'ex segretario del Pd, Matteo Renzi

Anche Forza Italia vota sì. La messa a gara del servizio pubblico «abilita la valutazione comparata dei servizi all'utenza in un'ottica di trasparenza e giusti costi per la Pa». Inoltre, l'efficienza «diventa una vera misurazione della
prestazione, e dà l'opportunità di innalzare la qualità del servizio a cittadini, pendolari e turisti» in un quadro però in
cui «la governance del servizio rimane in mano pubblica». 

M5s, Lega, Alemanno e Fassina per il no. Il sindaco Virginia Raggi non ha fatto esplicite dichiarazioni pubbliche per il no, anche se ha ribadito la volontà di mantenere l'Atac pubblica e si è limitata ad osservare che il referendum è consultivo. I pentastellati però non hanno dubbi: «Il MoVimento 5 Stelle Roma invita a votare no. Si vuole far credere erroneamente che mettere a gara il trasporto pubblico con l'eventuale entrata di altri operatori» porterà «maggiore efficienza, ma non è così. La città sconta un deficit infrastrutturale» e «noi stiamo lavorando per risolvere questa questione», dice il presidente della commissione Trasporti Enrico Stefano (M5S).

«Al referendum votiamo No», dice la Lega. «Votando sì non si privatizza l'Atac ma il servizio lasciando irrisolto il problema del patrimonio - dicono -. Il trasporto sarebbe comunque pagato dalla Regione e dal Comune e rimane inaffrontato il Tpl, i collegamenti periferia-centro».

«Votare No al referendum è condizione per salvare il trasporto pubblico locale e per una radicale riorganizzazione di Atac, a partire dalle procedure di nomina dei vertici - afferma Stefano Fassina consigliere comunale di Sinistra per Roma e deputato di Leu -. La liberalizzazione/privatizzazione porterebbe, nel migliore dei casi, soltanto a copiose rendite per i gestori privati ai danni di cittadini e lavoratori. Abbiamo visto con le autostrade, vediamo negli abnormi profitti di Aereoporti di Roma, cosa vuol dire affidare alla gestione privata un monopolio naturale come il trasporto pubblico. Lo vediamo anche, ogni giorno, a Roma, dove il 20% delle linee del trasporto pubblico locale è in gestione privata con risultati disastrosi». 

Fratelli d'Italia invita a votare no «perchè ritiene che la liberalizzazione del trasporto pubblico locale oggi non sarebbe la soluzione. Ma bisogna risanare Atac e serve lavorare per migliorare il trasporto pubblico locale». 

«Voterò no - dichiara l'ex sindaco Gianni Alemanno -. Si basa sull'equivoco che Atac non funzioni perché è pubblica. Non è così. Atac non funziona perchè da Veltroni in poi c'è stato un taglio di sovvenzioni pubbliche al tpl romano. Ci sarebbe una strada molto più seria per risanare Atac, facendo una joint venture con Fs. Oggi gli autobus esplodono perchè non c'è manutenzione, non ci sono pezzi di ricambio. Bisogna efficientare, bisogna essere più radicali nel cambiare il management di Atac. Privatizzare non risolve nulla se non ci sono i soldi».

I sindacati schierati per il no. I sindacati confederali sono compatti per il no. «Esiste una vasta letteratura secondo cui le privatizzazioni hanno portato al generale peggioramento della qualità del servizio e delle condizioni di lavoro delle aziende sotto esame. Esiste anche una vastissima casistica di realtà pubbliche che producono utili nell'ambito del trasporto pubblico locale. È per questo motivo che, dopo un'attenta valutazione, abbiamo deciso di schierarci per il "no" al referendum e di lanciare la campagna #cèchidiceNo», affermano Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti.

«La nostra posizione è votare no al referendum, perché siamo convinti e possiamo dimostrarlo anche nei fatti che quando la politica opera bene le aziende funzionano, come Atm a Milano», dice l'Ugl autoferrotranvieri. «Il privato,
soprattutto a Roma, è già stato portato e oggi ci troviamo a gestire un privato che non funziona». 

 

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