Raggi chiama il premier: «Due miliardi per Roma»

Raggi chiama il premier: «Due miliardi per Roma»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 2 Giugno 2018, 11:57 - Ultimo aggiornamento: 16:02
«Quando abbiamo sentito il nome di Toninelli qui è partita la ola», raccontano in Campidoglio, col tono festoso di chi sa che da un ipergrillino al timone del ministero dei Trasporti potrebbe arrivare un assist insperato per i malandati mezzi pubblici della Capitale. E lo stesso deve pensare, seicento chilometri più a Nord, la sindaca torinese Chiara Appendino: anche lei prepara, come la collega Virginia Raggi, un dossier da presentare al nuovo esecutivo per battere cassa e rilanciare i trasporti cittadini che ristagnano tra i debiti.

L'INCONTRO AL QUIRINALE
La sindaca romana si è fatta viva col neo presidente del consiglio prima ancora che giurasse al Quirinale. Era mattina quando sul display del cellulare di Giuseppe Conte è comparso il nome, Virginia Raggi. Uno scambio breve ma cordialissimo, raccontano nell'entourage della prima cittadina di Roma. Che poi in serata ha esultato su Facebook - «dopo Roma realizziamo un altro sogno» - prima di salire al Colle per il ricevimento della festa della Repubblica, dove ha potuto incontrare il premier di persona, insieme a Di Maio. Già giovedì notte Raggi aveva cercato il leader Cinquestelle, congratulandosi per la nomina al doppio dicastero del Lavoro e dello Sviluppo economico.

È soprattutto la seconda delega ad allettare la sindaca dell'Urbe. Perché dal Mise oggi dipende quel Tavolo per Roma lanciato un anno fa da Carlo Calenda e che il Campidoglio pentastellato vorrebbe far sopravvivere, ma cambiandogli i connotati. Non più un «tavolino», come dicono a Palazzo Senatorio, che parli solo degli investimenti, ma un Super-tavolo per Roma, sotto la regia di Palazzo Chigi, allargato ai ministeri dell'Economia, dei Trasporti, della Pubblica amministrazione, della Ricerca. Un tavolo che affronti tutti i lacci che imbrigliano le potenzialità della Capitale. Soldi, certo, ma anche poteri. Quelli che, su insistenza di Raggi, il M5S ha fatto inserire nel famoso contratto per il governo del cambiamento siglato con il leader leghista Salvini.

Negli uffici della sindaca con vista sui Fori già circola un dossier corposo, centinaia di pagine, con tutte le richieste al nuovo governo. Si parte proprio dai trasporti: il Comune di Roma vorrebbe intascare le risorse del governo direttamente, senza passare dalla Regione Lazio, guidata dal dem Zingaretti. Raggi vorrebbe anche le ferrovie urbane, la delega alle politiche sul lavoro, procedure più snelle tagliando tanti passaggi intermedi tra l'amministrazione dello Stato e quella della Capitale. Poi si parla di fondi. Le «spese di rappresentanza». L'ex sindaco Marino riuscì a strappare dal governo 110 milioni l'anno - in cambio di una sforbiciata alla spesa - Raggi ora ne vorrebbe molti di più. «Il sindaco di Roma deve avere gli stessi poteri di quello di Londra o Parigi», ragiona la grillina.

I suoi hanno già fatto un primo conteggio: ballano circa 2 miliardi di euro. Più i fondi per le infrastrutture. E qui entrerebbe in gioco Danilo Toninelli. Nel Piano della Mobilità sostenibile presentato poche settimane fa, Raggi ha previsto nei prossimi anni opere da 10 miliardi. Ma pochissime hanno copertura. Almeno altri 2-3 miliardi, ora, potrebbero arrivare dal Mit. Ma il progetto è più ambizioso: Roma deve avere le competenze di una Regione, è il sogno dei pentastellati romani, convinti che si possa fare anche senza cambiare la Costituzione. «Solo con deleghe più ampie è possibile rilanciare a pieno la Capitale, la riforma va approvata in tempi rapidi», dice Massimiliano De Toma, deputato grillino papabile per la presidenza della commissione Attività produttive. «Con un governo amico per Roma ci sarà un'altra attenzione», gli fa eco il capogruppo M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara.

Se lo augurano anche a Torino. La sindaca Appendino chiamerà il premier Conte oggi, poi a stretto giro di posta arriverà un faldone di richieste: dai fondi per la metro 2 a quelli per la Gtt, la partecipata dei trasporti con i conti in rosso, inguaiata quasi quanto l'Atac.
 
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