Ragazza polacca precipita nel vuoto e muore. Lo zio prelato: «L'unica notte di euforia di una ragazza studiosa»

Magdalena Grasckza
di Raffaella Troili
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Sabato 30 Agosto 2014, 15:16 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 10:51

Ha fatto mezzo giro del cornicione, voleva percorrerlo tutto, girare intorno alla casa, dietro la ringhiera. Ha scavalcato il muretto, improvvisamente è caduta giù. Come me lo spiego? Non lo so. Solo l’euforia di una brava ragazza». E’ stanco di chiedersi perché, dopo una giornata di interrogatori e nessuna risposta che riporterà in vita Magdalena Grasckza, la diciannovenne polacca precipitata dal convento di via di San Sebastianello. Era sua nipote «e non beveva né andava per locali, scrivetelo», ci tiene a dire Andrzej Gieniusz, uno dei capi della Congregazione della Resurrezione.

Gli occhi limpidi, sofferenti, il prelato, non si aspettava di essere svegliato all’alba, il corpo della nipote nel cortile, l’arrivo dell’ambulanza, dei carabinieri, una vita così piena interrotta per una stupida bravata.

«ERA FELICE»

«Magdalena era euforica, avevano accettato la sua iscrizione alla facoltà di Architettura a Berlino, i genitori l’avevano appena informata che le avevano trovato un appartamento in Germania, si era diplomata con il massimo dei voti, insomma, era una ragazza felice». E con la testa sulle spalle. Fino all’altra notte, quando «chissà che le è passato per la testa, una scemata giovanile». L’altro nipote, che è arrivato a Roma da qualche giorno assieme alla madre, ha riferito allo zio e agli investigatori, che «le è corso dietro: dai scendi, ha provato anche lui a scavalcare la ringhiera, ma soffre di vertigini, ha paura del vuoto, è tornato indietro, non l’ha vista più».

«A PASSEGGIO PER ROMA»

Magdalena, che in Polonia ha un fratello piccolo e due genitori quarantenni, l’ha vista per l’ultima volta giovedì sera. «Erano le otto di sera, mi ha detto: zio voglio andare al Gianicolo, per vedere Roma dal tramonto. Le ho risposto che la sera non poteva uscire da sola». E così lei l’ha chiesto a quel ragazzo, che era arrivato da due giorni, che poi non è proprio suo cugino. «Mi sembra un tipo responsabile anche lui, mi ha detto che non hanno bevuto, non hanno fatto nessun giro nei locali. Che sono rientrati verso le due. E hanno deciso di aspettare l’alba in terrazzo, per vedere sorgere il sole da quest’altra parte di Roma. Lei è scesa in cucina, a prendere una caraffa di vino da tavola. Questo è quel che hanno bevuto. E’ ancora sul tetto, l’hanno svuotata».

«CENTO EURO PER UN MESE»

Magdalena era una ragazza semplice, acqua e sapone, «non aveva neanche i soldi per fare questi giri alcolici. Aveva 100 euro in tasca per tutto il mese che ha passato qui. Si alzava presto per frequentare un corso di italiano alla Pontificia Università Urbaniana, quando tornava la portavo a prendere un gelato, a vedere Roma, anche perché era appassionata di architettura».

UNA BOTTIGLIA DI VINO IN DUE

Il giorno dopo (oggi per chi legge) lo zio l’avrebbe accompagnata all’aeroporto, diretta in Germania, a studiare. Invece è scivolata giù, un volo lungo quattro piani, circa 20 metri, nel cortile interno del convento di via di San Sebastianello. Dopo una serata diversa dal solito, con il cugino, a spasso per la città. Una bottiglia di vino in due, un ballo, le chiacchiere, le confidenze, le risate, la voglia di vivere, l’energia di una sera d’estate.

«Era così bella e sobria, una ragazza diversa dalle altre», dice Andrea, il portiere che la vedeva tutti i giorni uscire presto per frequentare il corso all’università. «Non ce la vedo proprio che fa l’alba, sul terrazzo, non l’aveva mai fatta».

Un’eccezione fatale, la bravata di una ragazza seria.

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