Strade killer, la mamma di Elena: «Gente muore, Comune è fermo»

Strade killer, la mamma di Elena: «Gente muore, Comune è fermo»
di Raffaella Troili
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Mercoledì 5 Settembre 2018, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 15:45

Domenica sera un'altra vittima della strada, dei dossi provocati dalle radici, del manto sconnesso. Sulla Colombo, un ventinovenne ha perso il controllo dello scooter. Ieri è uscito dal coma.

La notizia coglie Graziella Viviano spiazzata. Ma la sua battaglia, dopo la morte sull'Ostiense della figlia Elena Aubry, continua.
«Mi sembra di aver già sentito queste parole, eppure sarebbe così semplice, almeno evidenziare con una bomboletta le radici. Perché non lo fanno? Tanto per riparare le strade ci vorrà tempo».

Intanto la sua idea di segnalare buche e avvallamenti con una bomboletta continua a far proseliti.
«Mi ha segnalato una ragazza una notizia splendida: che a Guidonia gli stessi vigili, ai quali va il mio plauso, hanno messo in sicurezza una buca. Lei li stava anche riprendendo mentre cerchiavano di azzurro la voragine, ma loro le hanno chiesto di non farlo. Se anche gli agenti hanno pensato che è un buon sistema, per quale motivo non lo fa anche il Comune di Roma?».

La vita va avanti e mamma Graziella combatte con coraggio affinché non ci siano altri morti. Con i motociclisti ha in cantiere altre iniziative, le riunioni si susseguono.
«Non possiamo continuare così, qui la gente muore, noi non giochiamo, serve un intervento più incisivo, chiedo la collaborazione con le istituzioni: vogliamo dare una mano, non prendere il loro posto. Serve una battaglia comune contro la morte, ora basta: qualcosa bisogna fare, Roma è una città così grande, la sicurezza stradale è un tema delicato».

Quale può essere la soluzione?
«La delega ai Municipi dei controlli e almeno delle urgenze. Che si occupino loro di risolvere i problemi della sicurezza stradale».

Il tempo passa, i suoi appelli hanno toccato il cuore di tante persone. Le strade, non solo quelle della capitale, sono piene di cerchi gialli che evidenziano il pericolo di buche. Dalle istituzioni è arrivato un cenno?
«Niente. Come se non esistessi, nessun contatto, nessun appoggio. Sono senza parole. Ma non mi arrendo. Ho letto di recente della storia che saranno i carcerati a chiudere le buche... ecco, se devo commentare, mi viene spontaneo dire che come al solito a Roma si nicchia, il Comune è fermo... Ma intanto la gente muore».

Il pericolo è sotto gli occhi di tutti, come pure il fatto che chi è alla guida di un mezzo, rallenti automaticamente appena si trova davanti un cerchio giallo che evidenzia una buca.
«Qui siamo in emergenza. E ogni volta queste notizie sono nuove coltellate. Eppure, si potrebbe fare di più. A Roma cosa si sta aspettando...».
 

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