Assalto degli abusivi alle biglietterie
«Un pizzo sui ticket della metro»

Assalto degli abusivi alle biglietterie «Un pizzo sui ticket della metro»
di Riccardo Tagliapietra
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Martedì 20 Maggio 2014, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 16:43

Le biglietterie automatiche davanti ai tornelli della linea A direzione Battistini, sotto la stazione Termini, sono cosa loro.

Sei rom presidiano le macchinette, tutte donne sui trenta. Accade lo stesso anche in altre zone della stazione, dove ogni giorno transitano decine di migliaia di persone. I turisti e i pendolari improvvisati che arrivano per acquistare i ticket della metro devono passare da loro. «Faccio io», «Prego qui per il biglietto», oppure «Prego avanti qui, è libero», l’offerta non si può rifiutare, perché in molti temono, ignorando la richiesta, di rimetterci la valigia, magari il portafogli, «oppure qualche maledizione sconosciuta», scherza un addetto alla sicurezza che non ci pensa per niente di intromettersi nel business. E così il «pizzo» da pagare è il resto. Cinquanta centesimi, un euro, basta questo per essere lasciati in pace. A fine giornata c’è chi giura di aver visto le donne contare centinaia di monetine, un conto che può variare dai 500 agli 800 euro mensili, secondo qualche sequestro fatto in passato dalle forze dell’ordine. Ecco perché le macchinette sono un bel business. Ed è sempre attorno alle macchinette che spesso vengono agganciati i «clienti» più danarosi. Il turista da spennare viene segnalato a un altro gruppetto di nomadi in attesa di entrare nella metro.

I COMPLICI

Sono due ragazze sui 17 anni e un ragazzino giovanissimo dai capelli tinti con sgargianti riflessi rossi.

Basta qualche occhiata alle nomadi impegnate alle biglietterie automatiche per capirsi con i compari. E mentre il turista, dopo aver acquistato il biglietto, lasciato la mancia, sale in metro, i tre balordi lo seguono passando con un ticket a due a due, in barba alla revisione fatta da Atac nei mesi scorsi che aveva rivisto i tempi di chiusura dei tornelli. Serve a poco anche l’addetto alla sicurezza con la pettorina granata di Atac, perché alla vista del gruppetto di borseggiatori sbuffa scuotendo la testa e si gira dall’altra parte, facendo capire di non avere alcuna intenzione di immischiarsi.

LE MINACCE

«È troppo pericoloso - spiega scusandosi l’impiegato - Io ho famiglia. Questi sono pericolosi, ti minacciano, non hanno nulla da perdere. Io invece di beccarmi una coltellata o un pugno in faccia non ne ho voglia. Se li guardi devi abbassare la testa, altrimenti ti vengono davanti, ti sfidano. Mica faccio il poliziotto io». Altri colleghi ripetono le stesse cose: immischiarsi è troppo pericoloso. I baby borseggiatori, intanto, attendono la metro, mentre tengono d’occhio il loro bersaglio. «Sono gli stessi che bloccano le scale mobili», spiega un altro dipendente dell’azienda di trasporto in divisa. Forse gli stessi che domenica hanno causato il ferimento di tre turisti sulle scale mobili al secondo livello, dopo aver azionato il blocco.

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