Quell'inferno sotto il Tevere tra risse, spaccio e degrado

Quell'inferno sotto il Tevere tra risse, spaccio e degrado
di Raffaella Troili
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Mercoledì 6 Luglio 2016, 09:07

Sotto Ponte Garibaldi, vista Ponte Sisto. Ma non ha niente di poetico, la prospettiva, almeno da un lato del Tevere. Cinquanta scalini portano al nulla, bisogna scendere tra l'odore di urina, le siringhe e le erbacce, siamo in centro e nella terra di nessuno, qui se quelli della tenda blu, quella dove dormiva Massimo Galioto, l'unico fermato per la morte di Beau Solomon, si inalterano, non scendi mica, il Tevere è loro o almeno credono. «Perché lungo il fiume c'è una città intera, li sgomberiamo ma tornano ciclicamente, sempre gli stessi», s'arrende un vigile urbano, che ha da fare anche sopra, in strada.
Ciondolano tra cani, parabole e rifiuti, come sempre, gli invisibili di Ponte Garibaldi, al centro della movida ma quanto basta defilati e trasparenti. Ubriachi, tossici, disperati. Alternano liti e aggressioni per un nonnulla con momenti di eterna assenza, il fiume scorre più veloce dei pensieri in quel punto, loro si sdraiano, qualcuno pesca. Erano lì anche l'altra notte, quando lo studente americano è arrivato ciondolando sull'argine del fiume, dall'altro lato le bancarelle, qui il nulla e il buio. Inseguiva due marocchini, ha detto Alessia la compagna di Massimo Galioto, lui l'ha spinto, si sono strattonati, poi è andato a dormire. Un dannato in meno, con tutti quelli che ha dentro, avrà pensato. Erano in sette. Più Beau in preda all'alcol, smarrito, rapinato, spintonato, gettato nel Tevere come un fagotto.
A poca distanza svetta la cupola di San Pietro, si accendono le luci della movida ogni sera, si affacciano i turisti e si spingono dove possono. Perché la banchina fa paura pure di giorno, la sera poi, nel buio si spaccia e si scippa, chi scende è un ladro, un incauto o è appena arrivato a Roma, come Beau.
Piccoli insediamenti costeggiano il fiume. Almeno una decina, dalla Cloaca Massima, «monitoriamo, identifichiamo, sgomberiamo più volte, ma sono sempre lì. Da Ponte Testaccio a Ponte Mazzini le banchine sono abbandonate» spiegano dal reparto tutela emarginati. Poveri cristi al centro del mondo, amano il luogo dove si accampano, litigano per accaparrarselo: sono punkabbestia, senza fissa dimora, «gli ultimi».
 
TERRA DI NESSUNO
Vivono del minimo, ma guai a toccar loro il territorio, non siamo a Roma quella è casa loro, il Giubileo qui non è passato, nessuno deve passare. Chi scende lo fa a suo rischio e pericolo, nella vegetazione s'inciampa nella turista bionda stesa al sole come nel barbone che stende i panni.
Il traffico del lungotevere è lontano, l'isola Tiberina si staglia anzi adagia paciosa al centro del fiume, che ha visto morti ammazzati, misteriose cadute accidentali, corpi riemersi. Anche da laggiù la sera Roma è incantevole, per chi non ha niente, per chi viene dall'inferno. Lo sa bene Alessia la compagna di Massimo che su Facebook posta status come «assonnata sotto Ponte Garibaldi -vista Ponte Sisto». Alle 4.01 del 30 giugno sfodera un «non c'è cosa più bella del tuo uomo che ti dice tutta nuda quanto sei bella». Un paradiso nell'inferno, a turbarlo poi la sera ci sè messo anche Beau, spaesato, forse ubriaco, uno spintone e via, non è posto per ragazzetti sbarbatelli. Tutti a dormire in tenda poi, impasticcati, ubriachi, il rumore del fiume a cullare la notte buia.