La confisca dei beni e misure di prevenzione personali per otto dei 46 imputati. La procura di Roma va avanti e prova ad attaccare il tesoro degli imputati del processo Mondo di Mezzo. In ballo ci sono quasi 74 milioni di euro. Oltre dodici sono di Massimo Carminati. Mentre il patrimonio attribuito al re delle coop Salvatore Buzzi ammonta a un milione.
Poco importa, spiega il pm Luca Tescaroli nella lunga memoria depositata ieri al tribunale delle misure di Prevenzione, che il 20 luglio scorso la Corte abbia escluso che l'associazione capeggiata anche dal Nero fosse un sodalizio mafioso: «La riqualificazione del reato - spiega il pm - non comporta automaticamente il riconoscimento del venir meno della pericolosità dei soggetti». E comunque, continua Tescaroli, quella della X sezione «non è una sentenza definitiva». E così nel procedimento entra anche Riccardo Mancini, ex ad di Eur Spa, la cui posizione è stata archiviata dalla stessa procura nel corso delle indagini, ma per il quale adesso vengono chiesti l'obbligo di soggiorno a Roma e quello di firma per due anni. Misure sollecitate anche per gli imputati del processo Mondo di Mezzo - che dovrebbero scontarle alla fine della pena - compresi Carminati, Riccardo Brugia, poi Salvatore Buzzi, Cristiano Guarnera, Agostino Gaglianone, Matteo Calvio, Roberto Lacopo, dei quali i pm vogliono anche aggredire il patrimonio.
LA STIMA
LE TESTE DI LEGNO
Una costellazione di prestanome, secondo i pm, occulterebbe le proprietà riconducibili a Giovanni De Carlo, condannato, nel maxi processo al Mondo di mezzo, a due anni e sei mesi di reclusione, ufficialmente nullatenente ma, per gli inquirenti, titolare di beni per 33 milioni di euro. Dall'appartamento a piazza Cavour alla Ferrari, fino allo stabilimento balneare Mareusa di Fregene, che comprende il Miraggio club. In mezzo, titoli, obbligazioni e azioni anche di società di diritto inglese. Poi un elenco sterminato di immobili, da Cisterna di Latina a corso Francia fino a via Alessandria. Quindi conti correnti, depositi obbligazioni.
IL CASO MANCINI
La procura sottolinea «l'attuale pericolosità sociale» di Riccardo Mancini, «pregiudicato» (una sentenza definitiva a un anno e 10 mesi per porto illegale di armi e ricettazione risale al 90) e recentemente condannato in secondo grado a due anni di reclusione per tentata estorsione nell'ambito della vicenda Breda Menarini. Per questo motivo, Tescaroli chiede per l'ex ad dell'ente Eur due anni di obbligo di firma e obbligo di soggiorno.
Misure di prevenzione personali vengono richieste anche per Carminati (tre anni e otto mesi) per Buzzi, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Matteo Calvio, Roberto Lacopo, Fabio Gaudenzi e Giovanni De Carlo (tre anni).
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