Pusher-santone tenta ipnotizzare il maresciallo: «A me gli occhi». Arrestato

Pusher-santone tenta ipnotizzare il maresciallo: «A me gli occhi». Arrestato
di Alessia Marani
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Sabato 12 Settembre 2015, 06:19 - Ultimo aggiornamento: 12:24
Nell'«oasi induista a due passi da Roma» come la pubblicizzava online il guru Yogi Krishnanath, al secolo Alessandro Pace, ex commercialista romano di 64 anni, i carabinieri giovedì mattina hanno trovato una piantagione di marijuana e altra erba già confezionata. Lui il “baba” santone delle comunità è stato arrestato per detenzione e coltivazione di stupefacenti, processato per direttissima ieri mattina: convalida del fermo e rimesso in libertà.

Chi lo conosce sa che deve avere preso l'arresto con filosofia, tanto che ieri sera ne postava lui stesso la notizia sul suo profilo Facebook incassando messaggi di solidarietà e simpatia. La notte l'aveva trascorsa nella camera di sicurezza della Compagnia di Ostia dove ha riposato serenamente, incrociando le gambe e pregando di tanto in tanto. Eppure aveva tentato di ipnotizzare il maresciallo della stazione di Ponte Galeria che aveva bussato alle porte del tempio in via Oreste Ranelletti, a Casal Lumbroso, con il mandato di perquisizione in mano. Ma i suoi poteri, alla prova dei fatti, non hanno avuto successo. «Muoveva le mani e ripeteva “sei in mio potere” - raccontano gli uomini del maggiore Sebastiano Arena - noi ci siamo messi a ridere».



IDEAL HIPPY

“Ideal-hippy”, come si autodefinisce, Pace lasciò ben presto i conti di ragioneria per dedicarsi alla cura dell'anima e dello spirito. Leggendario il suo viaggio in India in autostop a cui fece seguito un soggiorno sull'Himalaya, per poi tornare in Italia e fondare la comunità Kalimandir «in totale armonia e senza proibizioni» su un appezzamento di terreno ricevuto in eredità dal padre. Ai militari ha spiegato di avere chiesto un'autorizzazione per agire come Onlus ma che gli è stata negata. Fatto sta che il suo centro all'uscita 33 del Gra è diventato un punto di riferimento per cittadini del Pakistan e del Bangadlesh che nel tempio portano offerte di latte, riso e incenso alle divinità. Suo figlio pare seguirne le orme e gli adepti non disdegnano di baciargli i piedi e di confidargli i tormenti più intimi. Lui non nega mai l'accoglienza. «In questo contesto - raccontava a un reporter di Frontiere News - io sono per i fedeli come un dottore in un ospedale». E chissà che come medicina non abbia propinato anche la marijuana. Nove, per l'esattezza le piante che aveva messo a dimora. «A ognuna aveva attribuito un nome e le trattava come esseri umani», spiegano ancora gli investigatori. Alla radice la foto che ritraeva un defunto, tanto da lasciare il dubbio che possa averle alimentate cospargendole delle loro ceneri. Il raccolto avrebbe prodotto oltre un chilogrammo in foglie e in casa sono stati rinvenuti anche 5 grammi di analoga sostanza, già essiccata. Barba bianca e capelli lunghissimi raccolti in mille treccine rasta, il Baba è tornato nella sua oasi.