Il day after di Ponte Milvio «Dopo la demolizione siamo ancora prigionieri»

Il day after di Ponte Milvio «Dopo la demolizione siamo ancora prigionieri»
di Raffaella Troili
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Gennaio 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 08:07

«Siamo prigionieri da mesi, ridateci il nostro quartiere, almeno un passaggio pedonale». La zona di Ponte Milvio ora che la palazzina di via della Farnesina 5 è un cumulo di macerie, sembra lo stesso immobile, pietrificata, il tempo si è fermato a quella notte tra il 23 e il 24 settembre 2016. La viabilità resta rivoluzionata, il traffico sensibilmente appesantito. I negozi annaspano, altri chiudono, i residenti sono stanchi. Se in mattinata coloro che hanno perso l'abitazione nel crollo sono stati chiamati dai vigili a visionare quel che le ruspe trovano tra i calcinacci, tutt'intorno all'esterno del cantiere, le ricadute iniziano a pesare.
Da Pallotta, storico ristorante, Giuseppe si lamenta: «È bastata un'ora e poco più e la palazzina è venuta giù. Invece la strada è chiusa da quasi quattro mesi, per le attività non è facile andare avanti. Le auto non si fermano, non ci sono parcheggi, è stato devastante. Attività bloccate da quattro mesi, per un lavoro che è durato un'ora», ripete. Fuori, dietro le transenne, il tabaccaio Dario Pallotta guarda sconsolato quel buco vuoto che s'intravede all'orizzonte. «Speriamo riaprano subito almeno un passaggio pedonale, dal lato della chiesa, il quartiere è isolato in via della Farnesina sono in ginocchio, bar, negozi alla moda, anche noi qui in piazza, abbiamo resistito, ma gli incassi sono scesi molto».

PERCORSO A OSTACOLI
Un passaggio pedonale. La richiesta più urgente, «per le persone anziane, le mamme con le carrozzine, bisogna passare dentro la chiesa che alle 22 chiude», spiegano Pasquale e Arnaldo due anziani della zona. E per fortuna che il parroco a suo rischio e pericolo ha lasciato aperto il passaggio altrimenti per arrivare dall'altra parte bisogna fare un giro lungo e faticoso, salita compresa. Pare che a giorni arriverà, che la ditta che sta svolgendo i lavori abbia predisposto un passaggio pedonale transennato, devono solo essere tutti d'accordo dalle forze dell'ordine al Municipio. Chiara Borrometti abita davanti al cantiere, «ho visto la palazzina crollare due volte, a settembre e lunedì scorso, sono distrutta. Oltre ai disagi che paghiamo tutti, mia figlia per venirmi a prendere non sa che giro deve fare». Un quartiere blindato, dove quel cantiere a fianco della chiesa dà un senso di desolazione particolare. E abbandono. Non c'è nessuno al lavoro, tutto fermo di nuovo. E tre palazzine vuote, dove i singoli condomini si stanno premurando di verificarne l'agibilità contattando delle ditte private.

I TEMPI
La chiusura del cantiere è prevista per il 19 marzo. Ma a qualcuno già sfugge una risatina. Fabio D'Andrea, il medico che quella notte di settembre sentì il palazzo scricchiolare e invitò tutti a scappare, ieri mattina come tutti gli altri era lì. «Abbiamo delle fasce orarie in cui sappiamo che i vigili lavorano, scavano, rovistano e ci fanno vedere quel che trovano: vestiti, scarpe, pensi le bottiglie sono rimaste integre. Degli animali, i due gatti, non c'è più traccia. La rimozione delle macerie proseguirà fino ad arrivare alle fondazioni: la Procura vuol fare altre indagini per individuare le cause del collasso della palazzina. Entro un paio di mesi, quanti hanno ancora una palazzina potranno rientrare, tutto è molto legato alle cause che hanno determinato il crollo».