Pini killer sulle strade, sos dei municipi. Piano last minute: «Automobilisti a rischio»

Pini killer sulle strade, sos dei municipi. Piano last minute: «Automobilisti a rischio»
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 22 Luglio 2018, 09:50
C'è scritto così: va «tutelata la pubblica incolumità». A ogni scroscio di pioggia - e a volte non serve neanche quello - nella città «più verde» d'Europa, con 44 milioni di metri quadri di alberi, giardini e cespugli, vengono giù tronchi e rami con una frequenza allarmante. Le maxi-gare per sfrondare i fusti sono ferme ai box da più di un anno, varate formalmente dalla giunta grillina di Virginia Raggi ma incagliate, incomprensibilmente, o forse no, nel pantano della burocrazia comunale. E ora il Campidoglio grillino si è deciso a lanciare, in piena estate, un appalto lampo per sfoltire i rami e segare i tronchi più pericolosi almeno nelle grandi strade, quelle attraversate ogni giorno da migliaia e migliaia di automobili.

TEMPI RAPIDI
Sul piatto c'è quasi un milione di euro. Un filo di meno, in realtà, 955 mila. E non è un caso: così si potrà evitare una gara europea e assegnare la commessa pubblica in tempi più veloci. La procedura, messa a punto dal dipartimento della Manutenzione urbana, è stata lanciata lo scorso 19 luglio e i privati che vorranno aggiudicarsi l'appalto dovranno presentare un'offerta a Palazzo Senatorio entro il 4 agosto. Insomma, si va di fretta. Se tutto filerà liscio si dovrebbe arrivare all'affidamento entro l'estate, in modo da far partire i lavori a stretto giro di posta. Stavolta niente tempi lumaca, tutto dovrà concludersi, nel peggiore dei casi, «entro il 15 ottobre», c'è scritto nelle carte del Comune. L'obiettivo dell'amministrazione guidata da Raggi è evitare un remake delle due maxi-gare, da 4 e 5 milioni di euro - una per il verde verticale, cioè gli alberi, l'altra per quello orizzontale, cioè i cespugli - che sono state imbastite nell'aprile del 2017 e da allora la trafila burocratica non è mai arrivata a dama. Risultato: per tamponare l'emergenza, in questi mesi, si è dovuto ricorrere ad appaltini sotto soglia, ma per una città con 330 mila alberi, di cui almeno 10 mila malati o morti, non basta, soprattutto perché la manutenzione, va detto a parziale discolpa dei pentastellati, procede al rallentatore da anni e ora di quel ritardo ne paghiamo lo scotto.

L'UFFICIO SINISTRI
Altro che «pini di Roma», che «la vita non li spezza...», come cantava Venditti. Le cronache delle ultime settimane, anzi degli ultimi mesi, annotano un ritmo impressionante di crolli e incidenti. Basta pensare che nel 2015 l'ufficio Sinistri - il nome è un po' fantozziano - del dipartimento Ambiente programmava circa 500 pratiche l'anno, mentre nel 2017 si era già arrivati al doppio.

Questione di soldi - ridotti al lumicino - e di uomini, sempre di meno. I giardinieri comunali erano un esercito di quasi 2 mila addetti fino a quindici anni fa, ora sono un plotone di poco più di 200 operatori, spesso costretti dalle circostanze a lavorare con mezzi sfasciati, magari portandosi i ricambi da casa, come racconta più d'uno. La giunta Raggi ha provato a reclutare qualche rinforzo, ingaggiando 30 dipendenti per il Servizio giardini. Ma ne servirebbero almeno dieci volte di più, per far uscire Roma dall'emergenza. Si ricorre ai privati, quindi, ma servono fondi e anche quelli scarseggiano.

I FONDI
L'assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari, ha detto che servirebbero 110 milioni di euro, chiesti in larga parte al governo, anche perché nell'ultimo bilancio il Comune, di milioni, ne ha tirati fuori meno di 15. E anche quando le risorse sono stanziate e messe nero su bianco si arriva al paradosso che non sempre, come si è visto, si riesce a spenderle e a far partire i lavori sul serio.
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