Piazza Navona, il Tar boccia le lobby: banchi assegnati in modo irregolare

Piazza Navona, il Tar boccia le lobby: banchi assegnati in modo irregolare
di Laura Larcan
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Martedì 6 Settembre 2016, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 09:39

Scossa sull'affair Festa della Befana di piazza Navona. La parola «irregolarità» sull'assegnazione dei banchi commerciali per la tradizionale kermesse natalizia, stavolta la scrive il Tar. Il tribunale ha, infatti, dato ragione al provvedimento dell'ex commissario Francesco Paolo Tronca che a novembre 2015 annullava le procedure con cui erano stati assegnati i posti vendita per la festa a causa di «irregolarità formali e sostanziali». In ballo, non a caso, spicca una concessione d'oro in una delle piazza più belle ed economicamente vantaggiose di Roma per un periodo compreso tra il 2015 e il 2024. La sentenza del Tar del Lazio è arrivata ieri, respingendo (non tanto a sorpresa) il ricorso proposto da Alfiero Tredicine, non solo presidente di Apre Confesercenti Roma ma soprattutto leader storico degli ambulanti romani. Non a caso, a sollevare fior di perplessità nei giorni precedenti al pugno duro di Tronca, era stato il fatto che le concessioni per quasi la metà dei banchi commerciali fossero state ottenute proprio da operatori legati alla famiglia Tredicine.

LA PROSPETTIVA
Qual è ora lo scenario che si prospetta? «La piazza rischia di rimanere vuota», commenta Jacopo Emiliani, vice presidente del I Municipio. O meglio, sulla carta restano solo i dodici stand di spettacoli viaggianti gli unici ad avere il diritto di concessione dall'8 dicembre al 6 gennaio (a meno che non rinuncino). Oltre alla giostra. Nessuna bancarella di panini con la porchetta o kebab. Nella migliore delle ipotesi si può bissare la formula di festa sociale portata in scena in extremis dal I Municipio lo scorso inverno: «Predisponemmo un avviso pubblico di partecipazione a tutte le associazioni no profit che venne emanato dal Dipartimento cultura del Campidoglio e parteciparono venti realtà, dalla Croce Rossa a Save the Children», ricorda Emiliani. Ed ora, quale sarà il futuro della festa? «La sentenza così com'è annulla le graduatorie che erano state stilate dopo l'apertura delle buste del bando. Annullandole ora, non c'è il tempo per predisporre un nuovo bando per cui servono almeno 90 giorni di tempo», riflette Emiliani.
Stavolta è il I Municipio a chiedere che la legge regionale che regolamenta il sistema giuridico delle fiere (categoria in cui rientra incredibilmente la Festa della Befana di Roma) venga completamente rivisto. «Già quando facemmo il bando lo scorso anno avevamo dei dubbi - insiste Emiliani - Infatti se si dovesse ripetere un bando con le attuali norme vigenti, ci si troverebbe di fronte alle stesse difficoltà». Vanno cambiate le regole secondo il mini-parlamento del centro storico. Magari ispirandosi all'Estate Romana. «Essendo considerata la Festa della Befana una fiera, il requisito base per partecipare alla gara è quello di avere una licenza di commercio su area pubblica».
E negli anni ci si è resi conto che queste licenze sono in mano solo a determinati imprenditori. «Capisco per una fiera fuori porta - aggiunge Emiliani - ma per una festa di rilevanza internazionale come l'Epifania, forse Roma dovrebbe avere un progetto che sia di respiro più alto». Soddisfatta ma comunque critica la consigliera municipale Nathalie Naim: «Il giudice sancisce nella sentenza che, nell'affidare in concessione questa area di pregio, occorre garantire la concorrenzialità e l'interesse pubblico da assicurare al massimo grado. Un bando non può essere improntato su criteri di anzianità come invece imposto a livello nazionale dall'Intesa Stato-Regioni a tutti i comuni per il commercio su area pubblica e per le fiere». In pratica ora il Tar sembra sancirne l'illegittimità.