Piano salva-Atac in tribunale: bilancio senza il sì della giunta

Piano salva-Atac in tribunale: bilancio senza il sì della giunta
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 30 Maggio 2018, 07:45
Al d-day del concordato, l'Atac arriva con le armi spuntate. Nel mazzo di carte che i vertici della più grande partecipata dei trasporti d'Italia presenterà ai giudici fallimentari ne manca una, di quelle pesanti per giunta. Il bilancio d'esercizio 2017 non c'è. La giunta di Virginia Raggi non lo ha approvato. Non si può dare la colpa ai manager di via Prenestina, che avevano fatto tutti i compiti in vista dell'appuntamento di stamattina, ore 12, al Tribunale. Il documento contabile era stato votato in Cda lo scorso 27 aprile. Poi, però, non è successo nulla. Palazzo Senatorio non ha stampigliato il suo bollino per tempo e quindi il bilancio non può dirsi approvato. Mancherebbe, a quanto pare, il visto della Ragioneria generale del Comune, che fino a ieri sera non si sarebbe espressa sulle finanze della società comunale.

IL PASSIVO
A norma di legge per approvare il consuntivo c'è tempo fino al 30 giugno, ma senza il bilancio nell'udienza decisiva di stamattina, la via stretta del concordato diventa ancora più impervia. La bozza votata dal Consiglio d'amministrazione più di un mese fa, svelata dal Messaggero, aveva annotato 120 milioni di euro di perdite (l'esercizio 2016 si era chiuso con un rosso di 213 milioni) e un patrimonio netto negativo che scendeva a quota 170 milioni.

DISCO VERDE DEL MIT
Pensare che la giornata di ieri era cominciata con una buona notizia: il Ministero dei Trasporti aveva deciso di congelare la procedura per revocare la licenza all'azienda del Campidoglio. Dopo uno stallo di quasi due mesi, l'Avvocatura generale dello Stato, interpellata dal Mit, ha sfornato un parere che sostanzialmente ha avallato l'operazione, permettendo alla Motorizzazione civile di sospendere tutto fino al verdetto sul concordato, atteso dopo l'estate. Di fatto, si è trattato di un via libera alla circolazione dei mezzi. Senza questo disco verde, entro metà giugno l'Atac avrebbe dovuto portare al Ministero una fideiussione da 10 milioni di euro, pena il blocco dell'autorizzazione all'esercizio.

La deadline, ormai vicina, era stata fissata a inizio aprile, quando era stato avviato formalmente l'iter di revoca, uno spettro che ha continuato ad aleggiare minacciosamente sul Campidoglio fino a ieri mattina, quando è arrivata la buona novella. È stata premiata, quindi, la strategia dei vertici di Atac, dal presidente e ad Paolo Simioni al Cda composto da Cristiano Ceresatto e Angela Sansonetti.
Superato quello scoglio, la strada sembrava essersi messa per la prima volta in discesa. Prima della doccia fredda dal Campidoglio, che in un mese di tempo non è riuscito ad approvare il rapporto sui conti. L'ufficialità è arrivata ieri sera: andrete in udienza senza bilancio, il messaggio della giunta grillina.

I CREDITORI
I manager della partecipata dovranno portare ai magistrati un faldone di mille pagine con tutte le modifiche al piano industriale, dopo il decreto dello scorso marzo che aveva individuato «profili di inammissibilità» sulla strategia aziendale. Atac, negli ultimi sessanta giorni, si è data da fare, controlli e perizie bollati come lacunosi in prima battuta sono stati ripresentati, il piano per rimborsare i creditori è stato cambiato, con la decisione di posticipare fino al 2055 le rate da versare al Campidoglio, che da solo deve incassare quasi 500 milioni su 1,3 miliardi complessivi di debito.

La decisione dei giudici non dovrebbe comunque arrivare nella giornata di oggi. Probabile che i magistrati si «riservino» e aggiornino l'udienza. Solo dopo un eventuale via libera del Tribunale, il piano potrà essere messo ai voti tra quasi 1.200 creditori.
 
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