Parentopoli Ama, pene ridotte: due anni per l'ex ad Panzironi

Parentopoli Ama, pene ridotte: due anni per l'ex ad Panzironi
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Febbraio 2017, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 12:50

Pene ridotte in appello per la Parentopoli Ama. Sono trascorsi troppi anni e la prescrizione dimezza le condanne per le 41 assunzioni a chiamata diretta e il concorso taroccato per 841 autisti, per l'accusa, manovrati tra il 2008 e il 2009 dai vertici della municipalizzata dei rifiuti. Per l'ex amministratore delegato Franco Panzironi, detenuto nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale, la condanna è stata ridotta a 2 anni di carcere. In primo grado la pena era stata più del doppio, ossia 5 anni e 3 mesi. Per l'ex manager cancellata pure l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Se fosse solo per la vicenda assunzioni senza l'eventuale fardello del processo con Buzzi e Carminati, Panzironi potrebbe addirittura tornare a ricoprire incarichi.

CONDANNE ALLEGGERITE
Alleggerita anche la condanna di Luciano Cedrone, l'ex direttore del personale la cui pena è scesa a 9 mesi di reclusione dai 3 anni e 1 mese del primo grado. Mentre l'ex consulente esterno e presidente della commissione esaminatrice del concorso, Bruno Frigerio, dovrà scontare 1 anno e 9 mesi invece di 3 anni e 3 mesi. Disposta l'assoluzione per Gian Franco Regard, ex capo del settore legale di Ama. Per lui i giudici di primo grado avevano disposto una pena di 1 anno e 1 mese. Rispondevano tutti dell'accusa di abuso d'ufficio e falso, in parte appunto, tagliati dalla prescrizione. La sentenza è di ieri sera. E proprio per il tempo trascorso il presidente della terza sezione penale della Corte di Appello, il giudice Gustavo Barbalinardo, ha ritenuto di non poter confermare le condanne riguardanti le 41 assunzioni a chiamata diretta. Del capo di imputazione originario è rimasta solo l'accusa del concorso per gli 841 posti in Ama, che avrebbe visto assegnare un punteggio più alto per 23 autisti. Nel frattempo, però, gli impiegati assunti con chiamata diretta e gli autisti favoriti sono stati licenziati.

IN PRIMO GRADO
La sentenza di primo grado emessa nel maggio del 2015 dai giudici della settima sezione del Tribunale aveva sottolineato che le assunzioni erano «frutto di decisioni arbitrarie e clientelari». E per essere ancora più chiaro il collegio presieduto da Maurizio Silvestri nello scrivere le motivazioni della sentenza sulla Parentopoli Ama aveva spiegato che i 41 della lista dei favoriti erano stati assunti in Ama perché «legati da rapporto di parentela o di affinità con esponenti politici». I giudici avevano indicato i legami politici e familiari che avevano convinto Panzironi insieme con il direttore del personale Luciano Cedrone a procedere alle assunzioni. Armando Appetito entrò perché «era il futuro genero di Panzironi». «Emanuele Arcese era amico del consigliere municipale del Pd Gianfranco Zambelli». Ed ancora. Dietro l'assunzione di Antonio Bettidi ci sarebbe stata la candidatura «nel 2007 nelle file del Pdl al IX municipio». Le ragioni dell'ingresso di Francesca Fratazzi erano ricollegate all'impiego «nel biennio dal 2006 al 2008 presso la segreteria del consigliere di maggioranza Dario Rossin (Forza Italia)». Costanza Drigo perché «candidata An alle elezioni del 2006, e poi assunta presso il gabinetto del Comune di Roma». L'assunzione di Eduardo Mamalchi sarebbe avvenuta perché «figlio di Raniero, responsabile della segreteria dell'onorevole Gasparri (Pdl)». Ilaria Marinelli in quanto «figlia del caposcorta del sindaco Alemanno (Pdl)». Politici che non sono mai stati coinvolti, però, nelle accuse.

LA DIFESA
Soddisfatti i difensori degli imputati. «La determina per l'assunzione dei 41 impiegati non era retrodatata come ricostruito dall'accusa - ha dichiarato l'avvocato Pasquale Bartolo, che assiste Panzironi - Un elemento cruciale già sottolineato dai giudici di primo grado nelle motivazioni. Nessun abuso d'ufficio, nessun falso, quindi l'assoluzione sarebbe stata scontata al di là della prescrizione». «L'importante ridimensionamento del castello accusatorio ci solleva - ha spiegato l'avvocato Salvatore Sciullo, difensore di Cedrone - Allo stesso tempo siamo convinti della correttezza dell'operato. Confidiamo nella Cassazione».