Palazzo Raggi, nuovi testimoni in Procura: potrebbero svelare i destinatari delle tangenti

Palazzo Raggi, nuovi testimoni in Procura: potrebbero svelare i destinatari delle tangenti
di Valentina Errante
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Lunedì 22 Febbraio 2016, 08:08 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:56


E ora qualcuno ha deciso che è arrivato il momento di parlare, di spiegare alla procura come funzionava l'ennesimo scandalo su mazzette e favori al Comune. Una sorta di “gola profonda” che potrebbe chiarire meccanismi già in parte ricostruiti dalla Guardia di finanza. Sarà una settimana importante per l'inchiesta su Palazzo Raggi quella che si apre oggi. L'ex numero uno del Dipartimento urbanistica del Campidoglio, Antonello Fatello, potrebbe recarsi dal pm Erminio Amelio per raccontare la sua versione dei fatti. Indagato per corruzione in concorso dovrà chiarire come è entrato in possesso di un elegante appartamento che, secondo gli inquirenti, sarebbe una ricompensa del gruppo Bonifaci per i favori ottenuti. Ma l'attenzione è concentrata su un testimone che potrebbe essere sentito a breve per fornire elementi sul libro mastro recuperato durante la perquisizione del Nucleo anticorruzione in una delle società dell'imprenditore. I militari della Finanza lo stanno esaminando per tentare di ricostruire “le uscite” che sarebbero state pagate ai funzionari pubblici per oliare le pratiche, assicurare agevolazioni e aumenti di cubature.

LE MEGA OPERE
È una storia che parte da lontano. Ci sono accordi di programma, convenzioni e varianti che riguardano la realizzazione di un megastore e di 100 miniappartamenti a Palazzo Raggi nel cuore di Roma. Ma l'inchiesta punta anche a fare luce sui passaggi che nel 2012 hanno portato il costruttore ad avere l'ok per realizzare un megacentro commerciale in via Flaminia. All'esame degli investigatori c'è la contropartita che Bonifaci, dopo avere ottenuto nel 2006 la variante di destinazione d'uso di un'area enorme, aveva assicurato al Comune: la costruzione della nuova sede del XX municipio, opere di riqualificazione urbana, un asilo e la manutenzione di una scuola. Impegni che non sarebbero stati rispettati. I militari, che giovedì scorso si sono presentati nella sede della società oltre che nell'ufficio e nell'abitazione di Fatello, ipotizzano che le convenzioni ottenute dal costruttore tra il 2012 e il 2015, siano state favorite da tangenti. Intanto la sede del XX municipio non c'è ancora, e Bonifaci continua a incassare circa 800mila euro l'anno dal Campidoglio per un immobile concesso in affitto.
 

LE TRE TORRI
L'altro fronte di inchiesta che potrebbe riservare nuove sorprese è quello che vede coinvolto ancora una volta Antonello Fatello, ma anche l'ex assessore all'Urbanistica della giunta Marino, Giovanni Caudo. Al centro del fascicolo il polo direzionale di 66 mila metri quadri che dovrebbe essere pronto nel 2017. Un mega business che farà rivivere le tre Torri dell'Eur lasciate da anni all'incuria, ma che avrebbe consentito alla società Alfiere Spa di pagare oneri di concessione al Campidoglio come se si trattasse di una riqualificazione urbana e non di una ristrutturazione privata. Qualcosa che avrebbe permesso di risparmiare tra i 40 e i 60 milioni di euro. Il contributo di valorizzazione che la società avrebbe riconosciuto al Comune sarebbe stato, infatti, stimato in 24 milioni. Ma se si considera che un Protocollo d'intesa stipulato il 28 novembre del 2002 tra il ministero delle Finanze e il Comune di Roma lo calcolava tra i 60 e gli 80 milioni, “il favore” risulta non da poco. Stabilisce il Protocollo che «la quota spettante al Comune per effetto delle operazioni di valorizzazione è pari al 15% calcolato sul valore degli immobili determinato come base d'asta degli stessi ai fini della loro successiva vendita, incrementata da un ulteriore 12% calcolato sulla differenza tra lo stesso valore a base d'asta e il ricavato effettivo dalla vendita degli immobili valorizzati». Come si è arrivati a 24 milioni?
 

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