La vicenda era stata denunciata da Pietro Malara, esponente Pdl, ora FI, escluso dalla nomina di consigliere municipale per effetto dell'alterazione dei dati elettorali. Per il pm Palazzi la prova principale che Moroso fosse consapevole della falsificazione delle preferenze - si legge nel capo di imputazione - è rappresentato dal ritrovamento di un appunto, nell'abitazione della consigliera, in cui sono riportati i dati esatti delle preferenze ricevute nei vari seggi di Ostia ed, accanto a loro, gli aggiustamenti apportati. La scoperta delle alterazioni era avvenuta comparando i verbali redatti, uno destinato alla prefettura ed uno per l'accesso al pubblico. Quest'ultimo era stato alterato successivamente alla stesura. In virtù dell'esito scaturito dalla falsificazione Moroso, risultata non eletta al settimo posto della lista Popolo della Libertà Berlusconi per Alemanno, aveva ottenuto la proclamazione di eletta prima dal Tar del Lazio e, successivamente dal Consiglio di Stato. La richiesta di giudizio immediato è stata trasmessa, per le valutazioni di pertinenza, al sindaco di Roma, al prefetto ed al consiglio municipale di Ostia.
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