Agguato a Ostia, i pm: «E' ricominciata la guerra tra i clan»

Agguato a Ostia, i pm: «E' ricominciata la guerra tra i clan»
di Mauro Evangelisti
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Sabato 25 Novembre 2017, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 09:41

A Ostia è cominciata la seconda stagione di Suburra. Si torna a sparare quattro giorni dopo il voto del ballottaggio in cui il X Municipio sperava di avere scritto la parola fine all'epoca buia del commissariamento per mafia e il giorno dopo l'addio di Domenico Vulpiani (il commissario che aveva previsto «i clan sono pronti a riprendersi il territorio»). E a indagare per tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso sono, non a caso, i pm della direzione distrettuale antimafia della procura di Roma (Ilaria Calò e Barbara Zuin, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino). A finire in ospedale, in gravi condizioni, è il nipote di una delle famiglie criminali che nella geopolitica di Ostia viene indicata come la più potente, i Fasciani. Non solo: il fratello dell'uomo fu arrestato per una storia di un grande traffico di droga proveniente dalla Catalogna. In questo dedalo di supposizioni, per capire perché a Ostia si spara di nuovo, emerge anche la suggestione di una banda emergente di cileni che vorrebbe mettere le mani sullo spaccio.

ALLARME
Ce ne è abbastanza per fare dire ad Alessio, un ingegnere che passeggia in centro: «Gli agenti mandati durante le elezioni devono restare qua. Ormai le forze dell'ordine non controllano più il territorio». Un dipendente del Municipio scuote la testa: «Sembra che abbiano aspettato, anche simbolicamente, la fine del commissariamento per dire che qui continuano a comandare loro». Torna la guerra dei clan, ripetono a Ostia. Sì, ma quali clan? Riavvolgiamo indietro il nastro a giovedì sera, alle 21.50, poche ore dopo l'accensione delle luminarie di Natale nella centralissima piazza Anco Marzio, salotto buono, dove i commercianti si sono auto tassati per dimostrare che c'è un'altra Ostia, elegante e tranquilla. A due chilometri circa, in via delle Canarie, uno scooter si ferma davanti a una pizzeria, Nuova Discogiro. Da sapere: è un quartiere residenziale, con bei palazzi, dimenticate certe brutte periferie romane. Vicino c'è una pineta dove vanno a giocare i bambini. Chi guida lo scooter resta lì, il passeggero scende. E' ben vestito, entra nel lato in cui c'è la cucina della pizzeria. Indossa il casco, ma alza la visiera, vuole farsi riconoscere.
Tutto plateale, ormai non sai più se le fiction seguono la realtà o è la realtà che si adatta al linguaggio delle fiction. L'uomo ha una pistola e la punta contro il proprietario, Alessandro Bruno, 50 anni, e il pizzaiolo, Alessio Ferreri, 41. Spara un primo colpo verso il pavimento, quasi per sfregio, poi un secondo, che raggiunge Bruno al polpaccio; infine altri due, diretti a Ferreri, ferito al gluteo e a una coscia. L'uomo esce, risale sullo scooter guidato dal complice, e si allontana. Poco dopo, in via delle Baleniere, i due scompaiono, resta solo la moto, a cui viene dato fuoco. Possibile dunque che fosse un'azione ben organizzata, con qualcuno pronto a dare un passaggio in macchina alla coppia che ha agito e un altro che ha incendiato la moto. Subito dopo scatta la caccia all'uomo, cinque o sei pattuglie si dirigono a Nuova Ostia (un paio di chilometri dalla pizzeria): case popolari, la maggioranza dei cittadini è onesta, qui prima delle elezioni Casapound distribuiva pacchi di generi alimentari; qui c'è la palestra di Roberto Spada, arrestato per avere colpito con una testata un giornalista della Rai, attirando così l'attenzione dei media di tutta Italia sul «mare di Roma», che pure già due anni fa aveva subito una umiliazione ben più grave, l'arresto del presidente e lo scioglimento del X Municipio per infiltrazioni mafiose.

REGOLE
Ecco, ieri gli investigatori della Dda stavano cercando di ricostruire la trama di questa nuova storia di sangue a Ostia, che un tempo non sarebbe finita sui tg nazionali, ma che sorprende perché di solito la grande criminalità per garantirsi il business non ama i riflettori. Sparare pochi giorni dopo le elezioni, con il Viminale che si è occupato di Ostia, può volere dire solo due cose: o i clan si sentono talmente potenti da colpire anche guardando (metaforicamente) in camera, o al contrario stanno agendo sbandati che non seguono le regole. Gli investigatori del commissariato di Ostia, della squadra mobile e della Dda stanno valutando la biografia dei due feriti. La figlia del titolare, Sara Bruno, 21 anni, ripete: «Avrebbero dovuto lasciarci un bigliettino di spiegazioni, proprio non si capisce perché siano venuti a sparare nella nostra pizzeria». A differenza di quanto si pensava all'inizio, il vero obiettivo sembra essere Ferreri, il pizzaiolo: è nipote di Carmine Fasciani e cognato di Ottavio Spada. Il fratello di Ferreri è stato arrestato nel corso di una indagine sul traffico internazionale di cocaina.
Può essere un regolamento di conti all'interno dello stesso clan, può essere invece che la pace Fasciani-Spada stia vacillando. Altre tracce: già in passato era stata lanciata una molotov contro la serranda del locale; poco tempo fa, invece, qualcuno ha bruciato la macchina della madre di Ferreri. Ora c'è chi come il parlamentare di Fdi, Fabio Rampelli, propone addirittura di «mandare al confino i capi clan». Ripassiamo in piazza Anco Marzio, sotto le luminarie di Natale. Giorgio Gastaldi, dell'associazione dei commercianti, sorride amaro: «Mi chiamano i miei fornitori da Torre del Greco e chiedono ma che cosa sta succedendo a Ostia? Questa è una cittadina bella e tranquilla, ma si parla solo di fatti negativi. Commercianti e ristoratori che investono, rischiano di pagare caro l'immagine deformata, perché ormai da Roma vengono sempre meno qui nel Litorale».
 

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