Delitto del lago di Bracciano, la rabbia dei genitori di Federica: «Solo 14 anni di carcere, è inaccettabile»

Delitto del lago di Bracciano, la rabbia dei genitori di Federica: «Solo 14 anni di carcere, è inaccettabile»
di Valeria Riccioni
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 18:38

La sentenza della Corte di Cassazione è definitiva: Marco Di Muro ha ucciso Federica Mangiapelo. L'ex fidanzato della 16enne resta in carcere perché la notte di Halloween del 2012 l'ha affogata, premendole la testa nell'acqua sulla riva del lago di Bracciano, ad Anguillara Sabazia. Federica era stata trovata senza vita all'alba del primo novembre e per quella morte l'uomo poco più che ventenne è stato condannato in primo grado con rito abbreviato per omicidio volontario. La Corte d'assise d'appello ha confermato la condanna, ma con pena ridotta da 18 a 14 anni riconoscendo le attenuanti generiche.
A inizio 2017 i suoi avvocati hanno presentato ricorso in Corte di Cassazione chiedendo l'assoluzione, respinta. Dopo 5 anni si chiude il capitolo giudiziario ma non quello umano: «La sensazione è di vuoto - dice Rosella, la mamma di Federica - Adesso devo per forza rendermi conto che non c'è più, non posso più lottare per lei. È inaccettabile che quest'uomo abbia preso solo 14 anni. Lui non si è mai avvicinato a noi dalla morte di Fede, mai un cenno di pentimento o vicinanza. Per 11 mesi è stato in casa nostra,quando mi sono resa conto di come trattava mia figlia l'ho allontanato, per proteggerla, ma non è bastato. Ho il timore per quello che Di Muro potrà fare quando uscirà dal carcere. Potrebbe fare lo stesso con un'altra ragazza».

LA NATURA AGGRESSIVA
Nel 2015 il Tribunale del Riesame ne aveva delineato il profilo: una personalità estremamente pericolosa, di un uomo incapace di controllare i propri istinti di natura aggressiva. Rosella questo lo aveva intuito e insieme al padre di Federica aveva chiesto aiuto ai Carabinieri, ma il suo allarme venne sottovalutato. Genitori caparbi, che non hanno mai creduto all'innocenza di Di Muro e che insieme agli avvocati Andrea Rossi e Francesco Pizzorno hanno portato avanti le loro convinzioni, fino a far riaprire il caso inizialmente chiuso e ribaltando il quadro processuale. La prima consulenza parlava di morte per cause naturali, la successiva perizia collegiale di annegamento. I medici hanno rinvenuto tracce di diatomee (tipiche alghe di acqua dolce) negli organi vitali della ragazza e sui jeans indossati quella sera dall'ex fidanzato.

I LEGALI
«Da avvocato - commenta Andrea Rossi - c'è soddisfazione professionale, sono stati riconosciuti anni di sforzi e sofferenza. Se è emersa la verità è solo grazie al lavoro fatto. Non ci sono più dubbi sulla ragione della morte di Federica». Non la pensa così Cesare Gai, legale di Di Muro: «È la parola fine su una vicenda triste, ma ancora da chiarire. C'era bisogno di un approfondimento diverso, ma ci inchiniamo alla Corte. Devo ancora incontrare Di Muro, lo andrò a trovare presto in carcere. Sono state distrutte due famiglie, unica certezza. Non facile farle comunicare, la famiglia di Di Muro ha sempre affidato a me le parole di vicinanza, potevano esserci risvolti diversi» ». Chiuso, dunque, un processo complesso, arrivato alla Corte Suprema dopo molti colpi di scena: «Il dolore dice papà Luigi - non è raccontabile e non capisco il rito abbreviato in un caso come questo. È questa la giustizia degli uomini? Spero ancora in quella divina».
 

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