Roma, duplice omicidio all'Inps: «La sorvegliava, era come impazzito»

Roma, duplice omicidio all'Inps: «La sorvegliava, era come impazzito»
di Maria Lombardi
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Sabato 27 Settembre 2014, 06:16 - Ultimo aggiornamento: 10:06
Ditemi che non morta. Vi prego: ditemi che non vero. Daniela uccisa, non possibile. Ha tre figli, non pu lasciarli cos. E lei cos bella, speciale. Ma è morta davvero?». La collega piange guardando le finestre del suo ufficio al terzo piano, le stesse di Daniela. Sono le uniche stanze illuminate nel palazzone Inps di via Quintavalle, a Cinecittà.



Il resto è buio, solo i lampeggianti delle auto dei carabinieri all'ingresso nel piazzale all'ingresso. Lavoravano insieme, «ci vedevamo tutti i giorni», e adesso non sarà più così. Il corpo di Daniela Nenni nell'ascensore accanto a quello di Alessandro Santoni e il marito di lei con il coltello e le mani sporche di sangue. «Li ho uccisi io, mia moglie e l'amante».



Un pomeriggio che resterà negli occhi di tutti. «Daniela era una donna speciale», chi la conosceva bene singhiozza continuando a fissare la sua stanza. «Aveva un sorriso bellissimo, le si illuminavano gli occhi. Non ce lo dimenticheremo mai quel sorriso. Solare, allegra, sempre disponibile con tutti. A volte stanca e stressata, ma è ovvio con tre figli e tutti i pensieri che le dava il più piccolo. Ma comunque sempre precisa e attenta, bravissima sul lavoro». All'Inps di via Quintavalle da 15 anni circa, nel settore informatico come il marito Mauro Micucci, 57 anni. «Stavano insieme da tanto, una bella coppia.



Negli ultimi tempi andava male tra di loro, vivevano da separati in casa». Sul lavoro nessuna tensione però, l'ufficio di Mauro era al secondo piano e quello di Daniela al terzo. In tanti però li ricordano prima della crisi come una coppia molto affiatata. Da qualche mese qualcosa li angosciava. «Ma che avete fatto? Vi siete messi a dieta tutti e due», dimagriti tanto e c'era chi aveva capito che dietro quei chili persi c'era qualcosa di più, forse un tormento.



I SOSPETTI

Mauro di sicuro soffriva per quei pensieri che avevano cominciato a ossessionarlo. Daniela con un altro, chissà se era vero o se si trattava solo di una fantasia. Ma quell'immagine non lo abbandonava un attimo e anche su Facebook sfogava la sua rabbia, «vi prenderò». Adesso dopo quello che è successo è facile ipotizzare che si riferisse alla moglie e a quello che riteneva fosse il suo amante, Alessandro Santoni, 39 anni. All'Inps lo ricordano appena, «lo conoscevano di vista. Veniva qui a fare dei lavori».



Era dipendente di una ditta privata che si occupava della manutenzione del palazzone a due passi dal centro commerciale Cinecittà2 e dagli Studios. «Ma di lui sappiamo poco». Qualcuno aveva visto Daniela chiacchierare nei corridoi con l'elettricista, «pensavamo fossero amici, non abbiamo mai sospettato qualcosa di diverso e su di loro certamente non circolavano chiacchiere». Ma adesso c'è chi si chiede se fosse qualcosa di più di una simpatia. Mauro ne era certo a aveva cominciato a pedinare la moglie in ufficio.



I CONTROLLI

«Lo vedevamo sempre più spesso al terzo piano, ci chiedevamo come mai fosse sempre lì». Per Daniela certo, ma nessuno poteva immaginare la gelosia che giorno dopo giorno lo stava consumando. Mauro la seguiva, è quasi certo, controllava gli spostamenti della moglie anche se ormai il loro non era più un matrimonio, vivevano da separati in casa, «ma forse lui l'amava ancora».



Al punto da non potere tollerare il sospetto che ci fosse un altro. «Cosa gli ha detto il cervello? Deve essere uscito fuori di testa, un momento di follia. Mauro è un uomo tranquillo, mai un gesto fuori luogo, una persona responsabile. Ci pensi e dici: non può essere Mauro ad avere fatto una cosa simile. È davvero difficile crederci». L'ascensore e il sangue, due corpi immobili. «Quella scena l'avremo sempre davanti, la nostra scrivania è lì. Ogni volta che si fermerà l'ascensore al piano penseremo a Daniela. Questo incubo non finirà mai».