Omicidio Fanella, Ceniti condannato a 20 anni di carcere

Omicidio Fanella, Ceniti condannato a 20 anni di carcere
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Mercoledì 17 Febbraio 2016, 21:36 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 14:13

È stato condannato a 20 anni di reclusione Giovanni Battista Ceniti, accusato di omicidio e tentato sequestro di persona per la morte di Silvio Fanella, il broker ritenuto il 'cassierè del faccendiere Gennaro Mokbel, ucciso a Roma durante un tentativo di rapimento nel luglio 2014. La sentenza è stata emessa dal Gup di Roma, Simonetta D'Alessandro, a conclusione del processo che si è svolto con le modalità del rito abbreviato.

Fanella fu ucciso con un colpo d'arma da fuoco al petto il 3 luglio 2014 nella sua abitazione nella zona della Camilluccia; l'omicidio fu commesso da un commando di finti finanzieri che tentò di sequestrarlo. Tra i possibili obiettivi dei killer, secondo gli investigatori, c'era il 'tesorò multimilionario della maxitruffa a Fastweb e Telecom Sparkle (denaro, orologi di pregio e diamanti), ritrovato in parte pochi giorni dopo il delitto in un vano nascosto della villa in campagna di Fanella. Il procedimento nei confronti di Ceniti (che in una delle scorse udienze ha sostenuto davanti al Gup che quel giorno lui era andato da Fanella solo per prendere quello che lui aveva in casa) ha avuto una genesi particolare. Iniziato il processo davanti alla prima Corte d'assise capitolina, i giudici dichiararono nullo il decreto di giudizio immediato, valutando positivamente un'eccezione del difensore per l'irregolarità del decreto per errata indicazione nello stesso del termine per presentare una richiesta di riti alternativi. Gli atti ritornarono al gup, che fissò una nuova udienza preliminare nella quale Ceniti ha chiesto e ottenuto di essere giudicato col rito abbreviato. Per la morte di Fanella è attualmente in corso davanti alla I Corte d'assise un altro processo che vede alla sbarra quattro persone, mentre in un altro processo, dopo il rito abbreviato, sono stato condannati a 20 anni di carcere ciascuno Egidio Giuliani e Giuseppe Larosa. 

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