Roma, il vicesindaco che difende gli occupanti: addio alla linea dura

Roma, il vicesindaco che difende gli occupanti: addio alla linea dura
di Marco Pasqua
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Martedì 16 Ottobre 2018, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 15:32

Per entrare nell'ormai ex sede Inpdap, in via di Santa Croce in Gerusalemme, all'Esquilino, bisogna prima passare l'esame delle vedette, severissime. Dentro gli occupanti, fuori le forze dell'ordine e chiunque venga considerato una minaccia. E tra i potenziali nemici di questa occupazione, iniziata 5 anni fa, non figurano sicuramente il vice-sindaco, Luca Bergamo, o l'assessore all'Urbanistica del Comune, Luca Montuori e neanche la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi: tutti e tre ospiti, la scorsa sera, di un confronto sul destino di questo spazio, proprio nel palazzo all'interno del quale è vietato l'accesso a polizia, carabinieri e vigili e alla presenza, tra gli altri, di Andrea Alzetta, ovvero quel Tarzan leader delle occupazioni a Roma, pluridenunciato e condannato.

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«Una realtà che deve andare avanti», nelle parole della mini-sindaca dem, che sul tema delle occupazioni sembra aver trovato un'intesa con il numero 2 della giunta Raggi, il vicesindaco Luca Bergamo. Il quale, a quanto pare, non deve condividere troppo la linea del Campidoglio dettata solo un paio di mesi fa dalla stessa Virginia Raggi, che su Facebook aveva annunciato un giro di vite sulle occupazioni illegali.

LA STORIA
Quella di via di Santa Croce in Gerusalemme è una storia iniziata il 13 ottobre di 5 anni fa, quando 300 antagonisti ed esponenti dei movimenti di lotta per la casa, guidati da Action, decisero di prendere possesso illegittimamente di questo palazzo di otto piani, più due interrati, per un totale di 17mila metri quadrati. Di proprietà dell'Inpdap fino al 2012, viene ceduto al Fondo Immobili Pubblici (gestito da Investire Immobiliare Sgr), che ne cura la vendita: il valore stimato è di circa 50 milioni di euro. Investire Sgr presenta più esposti alla Procura, per chiederne la liberazione, ma non c'è nulla da fare (lo stabile è nella lista degli spazi da sgomberare stilata dall'ex commissario Tronca). Qui vivono circa 200 famiglie, italiani ma anche maghrebini.
Un'occupazione segnata anche da due fatti di cronaca nera: nel gennaio del 2015, dentro uno stanzone affittato dal movimento per la casa ad una famiglia, viene trovato morto un nigeriano (l'autopsia chiarirà che si è trattato di un decesso per cause naturali); l'anno dopo, a marzo, un cittadino marocchino si toglie la vita. Fatti che non hanno interrotto le intense attività collaterali della costola ludica di questa occupazione, ovvero Spin Time Labs: ristorante e discoteca che, ogni weekend, attirano un pubblico trasversale (e pagante). Con buona pace dei residenti che non riescono a rassegnarsi al frastuono proveniente nelle ore notturne da via Statilia, dove si accede ai rave.
L'INTENTO
Preoccupazioni, quelle dei residenti, che non sono condivise dalla Alfonsi, per la quale Comune e Regione dovrebbero impegnarsi per difendere quella realtà: «In questo palazzo troviamo tante risposte, a partire da quella all'abitare, ma anche ai servizi collettivi che aiutano le famiglie in un momento di crisi economica», dice. Bergamo ascolta, Alzetta annuisce. E, a proposito della proprietà, la Alfonsi, sostiene «che non abbia chiesto la restituzione dell'immobile». «E' falso, ci sono denunce su denunce per chiedere che ci venga restituito» , tuona chi vorrebbe porre fine a questa illegalità. «So benissimo che è un'occupazione illegale risponde Bergamo, interpellato sulla sua partecipazione al dibattito ma si tratta pur sempre di un'esperienza interessante. Interloquire con loro, non significa riconoscere la legittimità dell'atto illegale, ma significa prendere atto del fatto che esista un problema».
Marco Pasqua
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