La rabbia dei genitori/ Il Virgilio occupato diventa pretesto per sballi e illegalità

di Marina Valensise
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Sabato 21 Ottobre 2017, 01:11
La pacchia in via Giulia sta finendo. L'occupazione del Virgilio procede incontrastata, ma sulle mura del liceo classico romano comincia a soffiare il vento dell'insofferenza. Le famiglie, lungi dall'indulgere alle prodezze dei pargoli mostrando come al solito accondiscendenza, iniziano a dissociarsi. 

Meno spazio, dunque, all’accondiscendenza genitoriale in nome del progressismo, della libertà di espressione, della partecipazione democratica, del civismo e dell’impegno politico.
Eravamo abituati a vedere tante mamme, figlie di contestatori, nipoti di illustri sessantottini, accompagnare in classe la prole adolescente, onde trovare l’angolo migliore dove sistemare di persona il giaciglio col sacco a pelo fuori dalle correnti d’aria. Eravamo abituati a vedere padri superscafati dare consigli alle figlie ragazzine su come evitare guai. Bene, l’ultima notizia è che un salutare stop pare stia prendendo piede in mezzo a noi. 
I genitori protestano. Naturalmente non quelli degli okkupanti, ma per ora solo quelli degli studenti cui viene impedito di frequentare le lezioni. Krumiri? Secchioni? Vecchi? Fascisti reazionari? No, semplicemente cittadini provvisti di diritti, ragazzi dotati di buon senso, i quali non intendono per nulla al mondo rinunciare a una lezione sull’ossido di carbonio, guarda un po’, al corso su Caporetto o su Italo Svevo, o a una versione dal greco di Senofonte, solo perché una manciata di compagnucci si sono messi in testa di emulare fuori tempo massimo le res gestae dei nonni, per okkupare la scuola, anzi per trasformare un glorioso liceo romano in un centro sociale per spinello libero, o parco giochi da sballo, lancio di sedie e “cinghiamattanza”, secondo la nuova voga goliardica.
Sì le cose cambiano. I genitori protestano e la preside del Virgilio, Carla Alfano, si è recata finalmente al vicino commissariato Trevi per chiedere l’intervento della forza pubblica. La farsa ha preso il posto della tragedia, anzi della commedia, visto che di tragico le okkupazioni dei licei italiani hanno sempre avuto ben poco, per fortuna. 
La farsa sta nel fatto che per la prima volta e coram populo, con tanto di videoreportage e servizi fotografici postati su Facebook, l’ideologia si è perfettamente dileguata, sino a svanire del tutto. Niente più seminari sull’oppressione in Cile o il dramma dell’Apartheid, nemmeno l’ombra delle poesie dei profughi curdi o dei sit in per il diritto d’asilo dei migranti. Finiti i cineforum su Costa Gavras e i documentari con dibattito sulla violenza tribale contro le donne. 
Sui social, infatti, circola l’invito: «Calate tutti al Virgilio occupato, se beve, se magna e se vede la Roma». Sordi all’ideologia, ciechi al bisogno delle classi oppresse e insensibili ormai ai danni dell’imperialismo capitalista e sfruttatore, gli okkupanti 2017 del Virgilio cercano il loro tornaconto non solo nel tifo sfegatato, ma nel così detto “sbigliettamento” selvaggio. Il solo ingresso nell’edificio, che intanto cade a pezzi, si può ottenere al prezzo politico di un euro. Panino e salsiccia costano tre euro; panino e birra 4, salsiccia e cicoria 3 euro e mezzo. Ce n’è per tutti i gusti, se non fosse che i 150 okkupanti del “Virgilio” o chi per loro, visto che per la maggioranza trattasi di minori, incorrono in un illecito, dal momento che per vendere alimenti e bevande occorre esibire regolare licenza. E persino i più audaci forse ignorano che così facendo rischiano una denuncia da parte dei proprietari dei molti bar e dei pub che infestano la vicina via Giulia, inferociti per la concorrenza sleale.
Fino a quando i mille allievi del “Virgilio” privati di lezione e i loro duemila genitori dovranno subire questo sballo coatto? Nessuno lo sa. Ma prima che intervenga la forza pubblica, urge uno scatto di reni, un moto d’orgoglio, per restituire il liceo alla sua funzione e ritornare alla realtà. La ricreazione è finita. E soprattutto, è chiaro ormai che l’okkupazione non serva più a nessuno. È solo un alibi per uno sballo fuori tempo.
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