Roma, stella del nuoto sincronizzato morta a Roma, la mamma: «Ha sbandato per le radici»

Roma, stella del nuoto sincronizzato morta a Roma, la mamma: «Ha sbandato per le radici»
di Maria Lombardi
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Domenica 17 Giugno 2018, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 17:44
«La mia bambina, rivoglio la mia bambina. È morta per colpa della strada. Ci hanno detto che ci sono almeno un paio di testimoni. L'hanno vista sbandare dopo aver preso le radici della Colombo. Ha perso il controllo della moto ed è finita contro l'albero. Andava piano, mi hanno detto che non superava i sessanta all'ora».
Cinzia Carrozza, la mamma di Noemi. Tutta la vita a inseguire il sogno di arrivare sempre più in alto, fino alle Olimpiadi. Dieci volte campionessa italiana di nuoto sincronizzato e poi i Mondiali, le Olimpiadi giovanili. È morta a 20 anni sulla moto che aveva tanto desiderato.

Quello che è successo a un'altra ragazza un mese fa sull'Ostiense: Elena Aubry, morta a 26 anni in moto per le radici.
«Sì, la stessa cosa. Ci sono radici e fronde, sono strade pericolose. Voglio chiamare la famiglia di quella ragazza perché queste cose non devono succedere. Dobbiamo fare qualcosa».

Da quanto guidava la moto Noemi?
«L'aveva comprata un paio di mesi fa, usata. Le avevamo detto che era troppo pericoloso. Non volevamo, ci siamo opposti. Non possiamo permetterci una moto, le ripetevamo. Ma lei ha fatto tutto da sola, sognava da sempre la moto. L'ha comprata con i suoi soldi, usata, ha pagato anche l'assicurazione. Suo padre le ha solo comprato un casco buono. Deve essere un casco sicuro, le aveva detto, non puoi risparmiare. Lei l'aveva portata dal meccanico per i controlli e da due settimane la guidava. Era così felice: mamma, non incontro più il traffico quando vado al lavoro».

Una vita di sacrifici, quella di Noemi, dedicata allo sport che amava.
«Le siamo stati sempre vicino, ci siamo sacrificati tutti per darle questa possibilità. Amava tanto quello che faceva, era sempre la prima. Da un po' si era disamorata della Nazionale, voleva dedicarsi anche agli amici, provare a continuare gli studi, fare quello che non aveva fatto per via degli allenamenti così impegnativi. Aveva frequentato una scuola semplice perché non riusciva a seguirla più di tre mesi all'anno, il resto del tempo era sempre in viaggio. A casa non ci stava mai. Però non riusciva a smettere di allenarsi, la piscina era la sua vita. Frequentava il circolo sportivo All Round da quando era piccolissima, non aveva mai cambiato. Adesso pensava anche di fare i test per l'università».

Anche il giorno dell'incidente stava tornando dalla piscina.
«Sì, aveva iniziato a seguire i centri estivi. Le piaceva tanto stare con i bambini. . Era una ragazza che si faceva amare. Ci sarà mezza Italia ai suoi funerali. Mi ha telefonato dalla Svizzera la mamma di una bambina. Noemi l'anno scorso le aveva montato un esercizio dandole preziosi consigli. La ragazzina grazie a Noemi aveva vinto. Adesso spero solo che non le facciano l'autopsia e che basti un esame esterno per capire come è morta. Voglio solo riprendermi la mia bambina».
 
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