Nel museo degli assenteisti: «Un'onta per tutti noi onesti»

Nel museo degli assenteisti: «Un'onta per tutti noi onesti»
di Laura Larcan e Alessia Marani
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Domenica 10 Gennaio 2016, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 10:01


«È gravissimo, è un'onta, un disastro per la reputazione di questo posto. Siamo rovinati. Per colpa di alcuni, vengono messe in dubbio tante persone per bene». Parla a fatica uno dei custodi del Museo delle Arti e Tradizioni popolari. Stacca i biglietti con precisione (ripete che il museo è aperto) e consiglia con un sorriso spento di andare a vedere il presepe del Re di Napoli allestito nel salone nobile. Ci tiene a non essere definito “custode”: «Siamo addetti alla vigilanza, in tutto siamo 13, distribuiti su tre turni. Noi non c'entriamo niente con questa storia». All'indomani della bufera che ha travolto l'istituzione culturale dell'Eur (è coinvolta anche la direttrice Maura Picciau), per quei nove impiegati indagati per assenteismo, che timbravano il cartellino e poi uscivano, è il momento di raccogliere i cocci. «Il timore è sul futuro più immediato, la paura è che il museo venga chiuso». Eppure la figura del custode, nell'indagine condotta dai carabinieri del Reparto operativo della Capitale e dell'Eur, ha il suo peso.
IL CUSTODE
Perché ad emergere è che sia stato proprio un custode a denunciare ai militari nel luglio del 2014 tutta l'allegra gestione dei turni di lavoro. I motivi? I rumors si rincorrono nei corridoi, dove tutti sanno ma tengono un profilo basso. Forse, commenta qualcuno, aveva dei risentimenti: «Era stato fatto un piano di rientro e riordino delle ore e dei giorni in esubero che dovevano essere smaltiti». Chissà. Intanto, è scesa in campo di nuovo la Cgil, con il segretario generale della Funzione pubblica Natale Di Cola: «Tra i nove indagati, due erano nostri iscritti e li abbiamo sospesi». Piena solidarietà al custode “spione” (forse il primo caso di “soffiatore di fischietti” secondo il nuovo regolamento della pubblica amministrazione). «La sua azione dimostra che anche un ente pubblico ha i suoi anticorpi», dice Di Cola. Chi era? Qualcuno prova a descriverlo: un tipo schivo, riservato, di poche parole, poco amalgamato nella “comunità del museo”. Non avrebbe mai segnalato alla direzione le scorrettezze dei colleghi, nè ai sindacati. È andato dritto dai carabinieri. Dal ministero per i Beni culturali, intanto, rilanciano il fermo intento alla chiarezza. «Gli stipendi sono stati bloccati per la durata della sospensione dal lavoro. E ora partiranno le ispezioni a tappeto». Al museo dell'Eur (dove gli indagati rischiano anche il licenziamento), e nelle altre sedi statali. E la direttrice? Maura Picciau, classe '65, storica dell'arte, 78mila euro lordi all'anno di stipendio, è attesa per domani al museo. Il suo ruolo non è interdetto e il primo compito sarà quello di redigere la relazione per il ministro Franceschini. Chi la conosce bene sa che si difenderà con le unghie e con i denti perché, come ha detto stamattina alle persone di fiducia: «Sono serena, mi chiameranno a testimoniare ma non voglio fare da capro espiatorio».
 
GLI INFEDELI
A sfogliare l'Ordine di servizio del personale (sul sito istituzionale del museo) i nove dipendenti “infedeli” avrebbero avuto, almeno sulla carta, un bel da fare. Alcuni risultano alle dirette dipendenze dell'Ufficio del direttore. Altri in ruoli di responsabilità (come di cassa e rendicontazione), altri in mansioni vitali per l'istituto, come l'allestimento tecnico di sale. Nella segreteria di direzione risultano Claudia Graziosi, 57 anni, all'Ufficio di Archivio e Protocollo dal 2007, e Marina Innocenzi, 50 anni, stesso ufficio dal 2006. Innocenzi risulta anche nella segreteria del Consiglio scientifico e in quella per le relazioni sindacali. Secondo gli inquirenti, Graziosi, nel mese di osservazione, avrebbe per 7 volte “passato” il cartellino d'entrata della collega, consentendole un'ora di ritardo. Stefano Sestili, 62 anni, è assistente tecnico, responsabile dell'Ufficio per la sicurezza e del laboratorio audiovisivi. Il gip nell'ordinanza lo accusa di falso e truffa aggravata ai danni dello Stato in concorso con Roberta Scoponi, 54 anni, assistente tecnico, e Walter Rossi Gandin, addetto ai servizi di supporto: sarebbe stato quest'ultimo, il più basso in grado, a coprire più volte i tre durante le assenze. Particolarmente ripetute per Scoponi, pizzicata ad andare a lavorare nella frutteria del marito. Per Roberto Fabriani, ex autista, un lontano precedente per tentata rapina, l'Ordine di servizio recita: «Addetto ai servizi di supporto per le esigenze di servizio della Segreteria, dell'Archivio e del Protocollo, ivi compresa la consegna quotidiana della corrispondenza». È altresì assegnato anche «in supporto dell'Ufficio gestione del personale». Insomma, qualcuno si sarebbe dovuto pur accorgere che appena timbrato al mattino se ne andava, spesso per infilarsi tutto il giorno (salvo rientrare nel pomeriggio per validare il cartellino d'uscita) nella sala scommesse della Snai. Maurizio Di Gregorio è assistente amministrativo, titolare addetto al Riscontro Contabile e di Cassa, tra i suoi collaboratori appare Maria Giovanna Rita, anche lei assistente amministrativo. Raffaella Bagnoli insieme con Di Gregorio risulta “responsabile delle attività finanziarie” del progetto Arcimed. Stando alle indagini anche loro si coprivano a vicenda per rubare qualche ora al lavoro. Insomma, tutti molto impegnati sulla carta. Ma forse non così oberati da fare notare la propria assenza.