Muore il paziente, tre medici dell'Umberto I accusati di omicidio colposo

Muore il paziente, tre medici dell'Umberto I accusati di omicidio colposo
di Michela Allegri e Riccardo Di Vanna
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Sabato 9 Maggio 2015, 06:48 - Ultimo aggiornamento: 11:00
Hanno praticamente salvato la vita ad un paziente cinquantenne, diagnosticando per tempo un grave aneurisma dell'aorta, intervenendo in modo impeccabile e, poi, eseguendo un'operazione chirurgica da manuale. Peccato che, durante il decorso postoperatorio, il degente sia stato quasi dimenticato: dopo essere stato trasferito in un reparto inadatto, e dopo non essere stato curato con i farmaci adeguati a contrastare una crisi d'ipertensione, Goffredo V., ricoverato tra le corsie del policlinico Umberto I, è deceduto per un arresto cardiorespiratorio. Per questa vicenda 3 dottori sono finiti sotto processo per omicidio colposo. Secondo l'accusa, avrebbero commesso una serie di «imprudenze, negligenze e imperizie» che avrebbero provocato la morte del paziente.

Sul banco degli imputati, ci sono l'anestesista che ha seguito Goffredo nella fase successiva all'intervento e i medici di turno del reparto in cui la vittima è stata trasferita.



Era il 10 febbraio del 2008. Il cinquantenne era stato appena operato e, poi, era stato spostato nell'ala di Semiotica Chirurgica del nosocomio, per superare la convalescenza. Secondo gli inquirenti, la sezione in questione sarebbe stata inadatta per curare il paziente. E non è tutto: a detta dei magistrati, i dottori di turno non avrebbero monitorato la pressione arteriosa del degente e, di conseguenza, non avrebbero somministrato al cinquantenne la terapia adeguata. Goffredo era morto dopo 9 ore dall'ingresso nel reparto. A stroncarlo, l'aggravamento di una crisi ipertensiva. Se la pressione arteriosa fosse stata trattata a dovere, è scritto negli atti, il decesso sarebbe stato «con ragionevole certezza evitato o significativamente ritardato». Ieri in aula di fronte al giudice monocratico si è tenuta l'ultima udienza.



LA CONDANNA

In una sezione penale poco distante, nel frattempo, un anestesista del San Filippo Neri è stato condannato a 1 anno e 6 mesi, sempre con l'accusa di omicidio colposo. Secondo gli inquirenti, il camice bianco, incaricato di monitorare la fase preoperatoria di un ragazzo che si sarebbe dovuto sottoporre ad un intervento chirurgico, non avrebbe rilevato che il giovane era affetto da una grave talassemia, che aveva provocato una malformazione della laringe, pericolosa in caso di anestesia. Il giudice ha invece assolto un secondo medico, coinvolto nella medesima vicenda. I fatti risalgono al dicembre del 2010. Il paziente, di soli 29 anni, era arrivato in sala operatoria per l'asportazione della milza. A causa dell'errata valutazione effettuata dall'imputato, il degente era stato colpito da sindrome asfittca «successiva all'induzione dell'anestesia generale», si legge nel capo d'imputazione. Era poi stato sottoposto senza successo a tre diverse manovre di intubazione e, malgrado la tempestività e una tracheotomia d'emergenza, non erano riuscite a salvarlo. Secondo l'accusa, il decesso sarebbe stato causato dalle difficoltà riscontrate nell'intubare il paziente, in virtù della sua pregressa patologia non correttamente valutata. «Il paziente era un soggetto non intubabile - dichiara l'avvocato Paolo Barone, difensore dell'anestesista - inspiegabile il giudizio di responsabilità del mio assistito».