Roma, le cuciono per errore un pezzo di intestino, muore dopo l'intervento: a processo medico dell'Umberto I

Roma, le cuciono per errore un pezzo di intestino, muore dopo l'intervento: a processo medico dell'Umberto I
di Michela Allegri
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Sabato 21 Novembre 2015, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 08:43
Ha applicato un punto di sutura nello stomaco di una paziente di 74 anni, ma potrebbe avere sbagliato in modo clamoroso: invece di ricucire una ferita interna, avrebbe suturato la via di collegamento con l'intestino, cagionando la morte della donna. Per questo motivo, un chirurgo del policlinico Umberto I è finito sotto processo per omicidio colposo. Nel corso della prossima udienza, ci sarà la sentenza del giudice monocratico. Secondo la pm Elisabetta Ceniccola, che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, il camice bianco avrebbe operato in modo superficiale, commettendo un errore macroscopico, e sarebbe colpevole di «negligenza, imprudenza e imperizia» come si legge nel capo d'imputazione. Nello specifico, il medico avrebbe dimenticato di verificare attraverso l'utilizzo di un mezzo di contrasto dove si trovasse il punto preciso in cui intervenire. Poi, secondo gli inquirenti, avrebbe «posizionato erroneamente una endoclip in corrispondenza dello sbocco biliare». E' il 6 ottobre del 2010 quando la donna si reca all'Umberto I. Poco tempo prima ha sofferto di ulcera duodenale, e deve curare una ferita residua.

Il 21 del mese, quindi, presso la "Clinica Chirurgica P. Valdoni", viene sottoposta a un'endoscopia. Il chirurgo deve applicare un punto di sutura all'interno dello stomaco. Dopo l'operazione, relativamente semplice, la degente inizia a stare male. I suoi sintomi sono talmente allarmanti che i dottori decidono di riportarla sotto i ferri. Il 26 ottobre, in sala operatoria, i medici si accorgono dello sbaglio: il chirurgo, invece di ricomporre la lacerazione, ha cucito le vie biliari causandone l'ostruzione. La donna sviluppa una pancreatite acuta che degenera in uno choc settico.



LA TRAGEDIA

Il 6 novembre muore. I familiari, assistiti dall'avvocato Emanuele Girolami, sporgono denuncia, raccontando agli inquirenti che la donna è deceduta «dopo molte sofferenze» e che "il dottore che l'aveva in cura ha riferito che nel corso dell'endoscopia il chirurgo avrebbe applicato i punti di sutura in modo non corretto". Come si legge nel documento, a detta dei parenti, il sospetto del verificarsi di un grave errore medico sarebbe confermato dalla circostanza che un collega del chirurgo, finito l'intervento, gli avrebbe detto: "Ma che c... hai fatto?", riferendosi, probabilmente, all'operazione sbagliata. Dopo il decesso, è scritto nella denuncia, il nosocomio chiede ai familiari l'autorizzazione a eseguire l'autopsia. L'accertamento, però, viene svolto dall'autorità giudiziaria. Gli inquirenti dispongono anche il sequestro della cartella clinica della donna e della documentazione medica relativa al periodo di ricovero.