Il 21 del mese, quindi, presso la "Clinica Chirurgica P. Valdoni", viene sottoposta a un'endoscopia. Il chirurgo deve applicare un punto di sutura all'interno dello stomaco. Dopo l'operazione, relativamente semplice, la degente inizia a stare male. I suoi sintomi sono talmente allarmanti che i dottori decidono di riportarla sotto i ferri. Il 26 ottobre, in sala operatoria, i medici si accorgono dello sbaglio: il chirurgo, invece di ricomporre la lacerazione, ha cucito le vie biliari causandone l'ostruzione. La donna sviluppa una pancreatite acuta che degenera in uno choc settico.
LA TRAGEDIA
Il 6 novembre muore. I familiari, assistiti dall'avvocato Emanuele Girolami, sporgono denuncia, raccontando agli inquirenti che la donna è deceduta «dopo molte sofferenze» e che "il dottore che l'aveva in cura ha riferito che nel corso dell'endoscopia il chirurgo avrebbe applicato i punti di sutura in modo non corretto". Come si legge nel documento, a detta dei parenti, il sospetto del verificarsi di un grave errore medico sarebbe confermato dalla circostanza che un collega del chirurgo, finito l'intervento, gli avrebbe detto: "Ma che c... hai fatto?", riferendosi, probabilmente, all'operazione sbagliata. Dopo il decesso, è scritto nella denuncia, il nosocomio chiede ai familiari l'autorizzazione a eseguire l'autopsia. L'accertamento, però, viene svolto dall'autorità giudiziaria. Gli inquirenti dispongono anche il sequestro della cartella clinica della donna e della documentazione medica relativa al periodo di ricovero.