Movida a Roma: 4 su 10 hanno già bevuto prima di entrare in discoteca e uno su 10 ha assunto stupefacenti

Movida a Roma: 4 su 10 hanno già bevuto prima di entrare in discoteca e uno su 10 ha assunto stupefacenti
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Domenica 9 Dicembre 2018, 18:27 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 08:28

Quattro persone su 10 hanno già assunto alcol prima di entrare in una discoteca, oltre una su 10, invece, è sotto l'effetto di stupefacenti. Sono alcuni dei risultati della ricerca #moVita, realizzata tra febbraio e settembre 2018 nell'ambito del protocollo d'intesa sulla Movida romana siglato dalla Questura con i gestori dei principali locali dell'Eur.

«La tragedia avvenuta nella discoteca di Corinaldo - dichiara il professor Nicola Ferrigni, sociologo della Link Campus University e direttore scientifico della ricerca - ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema della sicurezza nei locali e l'allarme sociale a taluni comportamenti devianti che, soprattutto tra i giovani, tendono a diffondersi a mo' di mode. Una vera e propria deriva per arginare la quale è necessario innanzitutto un processo di responsabilizzazione condivisa di tutti gli attori coinvolti nel circuito del divertimento e della sicurezza». «Spruzzare in un locale uno spray urticante - prosegue Nicola Ferrigni - senza alcuna minima consapevolezza delle gravi conseguenze che un'azione del genere può comportare, deve far riflettere sulla scarsa cultura della sicurezza da parte dei ragazzi e che utilizzano sostanze pericolose senza percepirne il rischio».

E i risultati dello studio lo testimoniano: ben il 40% dei frequentatori dichiara di recarsi nei locali avendo già consumato alcol (nello specifico, il 26,7% vino e birra, il 13,3% superalcolici), mentre il complessivo e preoccupante 13,8% afferma di aver assunto sostanze stupefacenti prima di andare in discoteca (nel dettaglio, il 9,6% droghe leggere e il 4,2% droghe pesanti). Ma il dato più allarmante riguarda soprattutto quel 29,2% circa di intervistati che afferma di essersi messo alla guida dopo aver consumato alcol o assunto droghe. 

Ancora, è significativa la percentuale di alcune condotte che si muovono lungo la linea di confine tra il pericoloso e l'illecito e di cui i frequentatori sono stati testimoni almeno una volta: il 32,3% ha assistito a risse o altri episodi di violenza, il 22,8% all'utilizzo di droghe, il 15,4% a episodi di vandalismo, degrado e sporcizia, il 14,7% a furti e rapine, e ben il 12,8% a spaccio di droga. «Individuare misure finalizzate a garantire che il divertimento possa avvenire in condizioni di piena sicurezza - continua il prof. Ferrigni - non può tuttavia prescindere da una preventiva conoscenza e comprensione scientifica dei fenomeni, ed è su questo aspetto che il progetto pilota della ricerca sulla Movida ha visto rinnovarsi la sinergia tra Polizia di Stato e Università già proficuamente sperimentata in occasione della ricerca sulle Barriere all'Olimpico.

Un vero e proprio metodo di lavoro consolidato e funzionale alla costruzione di una piena e reale cultura della sicurezza nel nostro Paese poiché dimostra che la comprensione dei fenomeni non può prescindere dalla conoscenza tramite la ricerca sul campo in sinergia con il mondo accademico, quale azione propedeutica e indispensabile per la successiva individuazione delle misure di sicurezza (non di polizia)». Ma qual è il grado di sicurezza percepita nei locali della Movida? Complessivamente l'83,6% degli intervistati dichiara di sentirsi sicuro nei locali analizzati; a motivare tale positiva percezione di sicurezza, per il 42,8% circa degli intervistati è il lavoro degli addetti alla sicurezza del locale, mentre per il 16,3% è la presenza rassicurante delle Forze di Polizia in zona e per il 13,4% i controlli all'ingresso sufficientemente accurati.

Per quanto concerne la gestione della sicurezza dei locali, circa 7 intervistati su 10 (70,8%) ritengono che ad occuparsene debbano essere gli addetti alla sicurezza del locale, e questo principalmente perché ci si fida del loro «sapersi muovere» all'interno dei locali (36%), e del loro essere meno invadenti rispetto alle Forze dell'Ordine (14,9%). Per contro, il 27,3% degli intervistati ritiene invece che la gestione della sicurezza dovrebbe essere appannaggio delle Forze dell'Ordine, e questo perché esse tutelano la sicurezza del cittadino (41,8%), o perché hanno l'autorità giuridica per intervenire (20,5%) o, ancora, perché fanno l'interesse del cittadino e non del locale (19,7%). A conferma della centralità che gli intervistati riconoscono agli addetti alla sicurezza dei locali, è proprio a questi ultimi che i frequentatori si rivolgono in una potenziale situazione di pericolo: il 46,6% degli intervistati dichiara infatti di rivolgersi proprio agli addetti alla sicurezza del locale, mentre è pari al 18,2% la percentuale di coloro i quali chiamano le Forze dell'Ordine. Ciononostante, non vi è una totale chiusura nei confronti di queste ultime: dinanzi alla possibilità di una intensificazione dei controlli da parte delle Forze dell'Ordine, gli intervistati tendono infatti a dividersi tra contrari (il complessivo 42%) e favorevoli (il complessivo 58%, di cui il 33,7% si dichiara «abbastanza» e il 24,3% «molto» favorevole).


«Si tratta - conclude Ferrigni - di un elemento importante su cui la nostra ricerca fa luce e che impone una riflessione sul ruolo della sicurezza privata dei locali e sull'esigenza di una responsabilizzazione dei suoi addetti cosicché quella »competenza« che viene loro riconosciuta dal quel 40% circa dei frequentatori, ovvero il »sapersi muovere« e il conoscere le regole del gioco, non rischi di trasformarsi in »connivenza«.

La centralità del ruolo degli addetti alla sicurezza privata dei locali, d'altra parte, non ridimensiona il delicato compito delle Forze dell'Ordine ma rafforza invece l'idea della sicurezza come esito di una cultura condivisa da parte di tutti gli attori impegnati nel presidiarla e tutelarla».

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