Roma, muore giocando a calcetto, spunta il video della tragedia: «Federico poteva salvarsi» `

Roma, muore giocando a calcetto, spunta il video della tragedia: «Federico poteva salvarsi» `
di Alessia Marani
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Martedì 1 Novembre 2016, 10:08 - Ultimo aggiornamento: 12:03


«Dai, inquadra Federico che sono 20 minuti che è fermo in arresto cardiaco (si sentono sirene in lontananza, ndr). L'ambulanza sta arrivando ora e abbiamo ancora il cancello che è chiuso e da qua non può entrare... Il ragazzo sta lì, inquadralo... Sono 20 minuti, 20 minuti... un'ambulanza...». C'è un video che racconta gli ultimi drammatici momenti di vita di Federico Santilli, 43 anni, l'attivista di Emergency morto venerdì sera per un infarto durante una partita di calcetto al Salaria Sport Village di Settebagni. A girarlo sono gli amici che erano lì con lui. Si sentono voci disperate, mentre la videocamera riprende sul tappeto verde gli altri ragazzi che, a turno, gli praticano il massaggio cardiaco nell'interminabile attesa dei soccorsi. E ora la sorella accusa: «Se il defibrillatore fosse stato a portata di mano, se il suo utilizzo fosse stato già reso obbligatorio, forse mio fratello si sarebbe salvato».

LA RABBIA
I compagni del calcetto, i ragazzi che erano cresciuti con lui nello stesso palazzo di via Fara Sabina e che ogni mese si davano appuntamento per la partita dei reduci della cortilanza, avevano capito subito che si stava perdendo troppo tempo, che qualcosa non era andata fin da subito per il verso giusto. E hanno voluto testimoniarlo anche con un video. «Eppure l'ospedale Sant'Andrea era a due passi, erano le 22 e non c'era traffico - spiega Marco S., uno dei testimoni - Il defibrillatore in campo è spuntato fuori con grande ritardo quando ormai sentivamo le sirene in arrivo. E non c'era chi lo sapesse utilizzare. L'accesso al campo più vicino al parcheggio e a Federico era chiuso da un lucchetto e il custode non è riuscito ad aprirlo. Poi altri minuti li abbiamo sprecati ad ascoltare il disco fisso di risposta al numero unico del pronto intervento: quando abbiamo dato le indicazioni al primo operatore, ce ne ha passato un altro e abbiamo dovuto ricominciare da capo, assurdo. Adesso - continua - vogliamo sapere se è stato fatto tutto il possibile per salvare Federico che era un pezzo di pane, generoso all'inverosimile. E in ogni caso 25 minuti per soccorrere un infartuato vuol dire condannarlo a morte». Il pm Polidori ha disposto l'autopsia per domani. Il 43enne, impiegato, responsabile di Emergency per il quartiere Nomentano, non ce l'ha fatta a vincere l'ultima battaglia ed è morto indossando la sua maglia preferita, quella giallorossa, come il suo idolo Totti.

IL MONITO
«Ma la sua morte - dice la sorella Annarita - sia da monito perché in tutti gli impianti sportivi diventi subito obbligatorio avere il defibrillatore a portata di mano e chi sappia usarlo. Invece, c'è una proroga al 30 novembre. Altri slittamenti dell'entrata in vigore dell'obbligo potrebbero voler dire altri morti. La prevenzione è indispensabile». Annarita ora è rimasta sola, a giugno era morto l'altro fratello: il papà e la mamma se n'erano già andati nel giro di due anni. «Bisogna aspettare l'autopsia per stabilire come è morto. Se ci sono responsabilità, andremo fino in fondo». Sotto accusa anche il ritardo dell'ambulanza: per trovarne una reperibile, la sala operativa del 118 ha faticato non poco. In quel momento, infatti, gran parte dei mezzi erano bloccati con le barelle sequestrate nei pronto soccorso ingolfati dai pazienti. Una cattiva consuetudine a Roma che mette continuamente a rischio l'efficienza dei soccorsi.


 

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