Gli affari d'oro dei bengalesi «Superalcolici a tutte le ore»

Gli affari d'oro dei bengalesi «Superalcolici a tutte le ore»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 13 Aprile 2017, 11:25
«Lavoro anche dodici ore al giorno ma gli incassi veri li faccio la sera, con i turisti». Il volto di Shiab, arrivato a Roma dal Bangladesh appena cinque anni fa, si illumina quando indica le mini bottigliette di vodka e whisky certosinamente esposte sugli scaffali. E' da lì, da quelle piccole riserve di alcol pensate più per i frigobar delle camere di albergo che per la vendita diretta al pubblico, che si raggiungono i ricavi maggiori per il minimarket di piazza San Vincenzo Pallotti. Pochi passi da via Giulia. Pieno Centro storico. Prezzi decisamente fuori mercato le bottigliette hanno un costo singolo di 4,99 euro - che però non fanno spavento a chi, inebriato già dal divertimento, è alla ricerca di benzina per continuare la serata.

I COSTI
«Riesco a prendere continua Shiab anche 300 euro nel giro di due ore». Il proprietario delle mura bengalese anche lui, che negli anni ha fiutato l'affare di questi piccoli punti vendita e ne ha aperti altri tre a Ottaviano - affitta il locale di via Giulia a tremila euro al mese. Ma non è un caso isolato. Perché a Roma - nel Centro storico che l'assessore al Commercio Adriano Meloni vuole tutelare senza riuscire a venirne a capo - i minimarket hanno nel tempo e senza nessuna difficoltà scalzato vecchie botteghe artigiane. Via gli orafi, i ciabattini e i restauratori. Dentro gli stranieri che sbancano il lunario soprattutto nel week-end a colpi di vino e birre.
Poi c'è la beffa: a fermarla questa avanzata è oggettivamente complicato. Ad oggi, infatti, non esistono delibere, regolamenti o norme che di fatto impediscano l'apertura di queste realtà anche nel cuore della città eterna. Perché i minimarket giuridicamente sono esercizi equiparabili agli alimentari di vicinato e pertanto basta richiedere e ottenere una Scia in Municipio I che il gioco è fatto. Ora il responsabile delle Attività produttive ha pensato di rivoluzionare tutto il comparto, ma in attesa che il nuovo Regolamento per la tutela del Centro storico venga prima scritto e poi discusso dalle associazioni di categoria e infine approvato in aula Giulio Cesare, il centro di Roma continua a cambiare volto.

CENTRO ASSEDIATO
Pachidermica è la presenza dei minimarket tra i palazzi compresi quelli del potere - e le chiese di Roma. Vendono di tutto: non solo alcolici e alimenti dunque, ma anche gadget, calamite, rasoi caricatori per i cellulari senza emettere il più delle volte un solo scontrino fiscale. A scovarli basta poco, li riconosci subito: le insegne elettriche o al neon, i cartelloni giganti quasi sempre nelle tonalità del rosso e del bianco che informano della loro presenza e che, in linea di principio, dovrebbero far rabbrividire la Sovrintendenza capitolina sempre attenta a tutelate i coni ottici e le prospettive visive di Roma, macinano metri di sampietrini. Da via dei Pompieri a piazza del Paradiso, passando per via Monterone a vicolo dell'Aquila. E ancora Corso Rinascimento o via della Stelletta che abbracciano palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica.

I NUMERI
Nell'ultimo caso, a una distanza inferiore ai 5 metri, da due anni hanno aperto in ex laboratori artigiani due minimarket. Nessuna irregolarità. Permessi rilasciati dal Municipio con il placet indiretto del Campidoglio. Qualche numero, per dare forma a una percezione. Nella zona Unesco ci sono 3.235 esercizi di vicinato alimentare (il 18% delle attività totali presenti a Roma). Si stima che uno su tre sia un minimarket gestito da stranieri.