Militia, blitz del Ros: arrestati 5 neofascisti
«Volevano una guerra rivoluzionaria»

La palestra popolare Primo Carnera a Roma
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Dicembre 2011, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 19:23
ROMA - Cinque arresti e una decina di perquisizioni a Roma contro esponenti dell'organizzazione di estrema destra “Militia”. Sono accusati di associazione per delinquere, di azioni contro la comunit ebraica romana e minacce nei confronti del suo presidente Pacifici, del sindaco di Roma Alemanno, di Schifani e Fini, dell'ex presidente Usa George Bush e di cittadini rumeni. Contro di loro gli arrestati avrebbero prospettato una serie di azioni violente.



In carcere il leader di estrema destra Maurizio Boccacci
e alcuni militanti dell'organizzazione neonazista Militia, protagonista a Roma di episodi di razzismo, minacce e insulti alla comunità ebraica. Oltre a Boccacci, 54 anni, residente ad Albano Laziale, questa mattina i carabinieri del Ros hanno notificato l'ordinanza di custodia cautelare anche a Stefano Schiavulli (26 anni, di Roma), Giuseppe Pieristé (54 anni, di Ascoli Piceno), Massimiliano de Simone (43 anni, di Roma) e Daniele Gambetti, (26 anni, di Albano Laziale). Perquisizioni sono in corso anche nel Napoletano, a Perugia e Salerno.



L'operazione “Lama”, condotta dal Ros, parte da un'indagine coordinata dal pool antiterrorismo della procura di Roma. Gli arresti e le perquisizioni sono in corso dall'alba e riguardano persone inserite tutte nell'estremismo politico di destra. Ai militanti di "Militia" è stato contestato, oltre al reato di associazione per delinquere, anche la violazione della legge Mancino, la diffusione di idee fondate sull'odio razziale ed etnico, l'apologia del fascismo, il deturpamento di cose altrui, il procurato allarme e le minacce alle istituzioni e ai loro rappresentanti.



I militanti dell'estrema destra volevano «porre le basi di una guerra rivoluzionarià, contrapponendosi alle Istituzioni preposte alla repressione, che non riconoscevano», secondo quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare. In tutto sono 16 gli indagati, 5 dei quali sono finiti in manette. Tra i denunciati a piede libero anche un sedicenne, accusato di apologia del fascismo per aver predisposto un «documento-relazione dedicato ai giovani».



Due degli arrestati avrebbero agito «con il proposito di ricorrere alla violenza e di impiegare ordigni esplosivi per colpire gli obiettivi, come nel caso di Pacifici. Nessun attentato di questo genere è stato però poi realizzato. Gli indagati sono accusati anche di aver diffuso «idee fondate sull'odio razziale ed etnico», sia attraverso la rivista bimestrale "Insurrezione", sia «con striscioni, scritte murarie e manifesti, sia con riunioni e volantinaggio».



Gli accusati avrebbero poi commesso il reato di apologia del fascismo attraverso la rivista e le scritte, ma anche utilizzando la «Palestra popolare Primo Carnera», a Roma, «per svolgere l'attività di proselitismo e di indottrinamento politico». Una struttura «impiegata anche quale base logistica per effettuare le attività proprie dell'"Organizzazione politica di stampo Nazional-Rivoluzionario", con finalità antidemocratiche proprie del disciolto partito fascista e antimperialiste, denominata "Militia"». Gli indagati, secondo l'accusa, si sarebbero dati da fare per costituire «una struttura politica più ampia», sempre proiettata a «esaltare la violenza quale metodo di lotta, per fini xenofobi e antidemocratici», cercando «ulteriori seguaci» e «alleanze con altri gruppi, come "Avanguardia Lazio"», fino ad organizzare per il 22 maggio 2010 una "Adunanza nazionale" «alla quale avevano aderito non meno di 87 "camerati"».



Associazione a delinquere. Otto degli indagati sono accusati anche di questo reato, con lo scopo di compiere una serie di «azioni delittuose». Tutti gli episodi si sarebbero verificati a Roma nell'arco di un triennio, dal settembre 2008,«quando Militia esordiva nella capitale con una serie di azioni xenofobe e antisemite», fino al settembre 2011.



«È gravemente malato, non può stare in carcere». Così l'avvocato Paolo Colosimo, legale di Maurizio Boccacci. L'uomo, 54 anni, è da tempo affetto da una grave forma tumorale in relazione alla quale ha subito diversi ricoveri ed interventi. Il penalista ha pertanto chiesto al pm e al gip di farlo stare in casa piantonato, ritenendo le sue condizioni di salute incompatibili con il carcere. A tal fine il penalista ha già chiesto copia delle cartelle cliniche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA