A Termini malori tra i binari, bloccati gli ingressi in metro

A Termini malori tra i binari, bloccati gli ingressi in metro
di Camilla Mozzetti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Luglio 2015, 06:17 - Ultimo aggiornamento: 09:30
Altro che purgatorio dantesco. Nel terzo giorno dello sciopero bianco indetto dai macchinisti dell'Atac si è arrivati in un niente dritti all'inferno. I ritardi sulle corse dei convogli restano per tutta la giornata. Dieci minuti in media sulla linea B della metropolitana, altrettanti sulla linea A. Il caldo, la ressa, i borseggiatori a piede libero, l'assenza totale di controlli oltre ai disservizi cronici, come le scale mobili bloccate alla fermata Barberini, gli ascensori staccati nelle fermate di Rebibbia e Pietralata, fanno il resto. E ieri mattina a tutti quei romani che tentavano di raggiungere il posto di lavoro, si è palesato davanti agli occhi l'inferno. Quello vero.

IL BLOCCO

Alla stazione Termini l'azienda del trasporto pubblico ha optato, nell'orario di punta tra le 9.30 e le 10, per il contingentamento. Si entrava a scaglioni, poche persone alla volta, cercando di evitare la ressa sulle banchine. «Una misura di sicurezza - fa sapere l'azienda - durata appena 30 minuti». Ma in quei trenta minuti, impiegati, liberi professionisti, studenti e pensionati hanno dovuto aspettare stretti gli uni agli altri, senza un filo d'aria che tirasse a dar loro refrigerio. Qualcuno ha provato a sdrammatizzare, cinguettando su Twitter: "#Termini ingresso in #metroA solo lista Vip, neanche in discoteca". Ma sono pochi quelli che riescono a prenderla alla leggera. L'aria condizionata, come da copione, non funziona. «E nella metro di Roma, la più squallida - si sfoga Monica - sporca e pericolosa del mondo per l'Atac noi siamo soltanto delle bestie». I più sfortunati, invece, hanno dovuto aspettare all'esterno, sotto il sole, che pure nelle prime ore del mattino, aveva fatto schizzare il termometro fino ai 35 gradi.

Nel pomeriggio il caos inizia a placarsi, ma soltanto nelle prime ore, perché intorno alle 18 tutto torna a essere come prima. I convogli non passano. «Devo tornare a casa ad Anagnina - racconta di fronte all'ingresso della metro di Termini Rosa Vitolo - ma in questi giorni ho sempre paura di sentirmi male». Alle 15 il caldo è asfissiante, l'odore di sporco, emanato dai pavimenti luridi, è insopportabile. Non è una fermata periferica della metro B, ma lo snodo principale di Roma. Un gruppo di turisti giapponesi è diretto verso Battistini, passa tenendosi il naso e la bocca coperti dai fazzoletti.



LA RABBIA

La gente in coda davanti ai tornelli resta comunque numerosissima. «Ogni fermata è un'agonia e pensare che pago 250 euro l'anno per l'abbonamento», dice Federico Alivernini. «Se li avessi dati in beneficenza, avrei almeno fatto del bene». Un gruppo di pendolari davanti alla cassa automatica dei biglietti è lì che discute. Sbottano: «Non si può avere paura di prendere la metro». E ancora: «è scandaloso quello che stanno facendo, con questo caldo un servizio da terzo mondo». Poi ti metti in fila e aspetti per 12 minuti un treno. In appena due fermate - da Termini a Spagna - i vagoni sono pieni. «Dopo quello che ci stanno facendo vivere, con i disabili impossibilitati a muoversi - chiosa a denti stretti Angela C., commessa - pensano anche di indire uno sciopero vero il 17 luglio, alla vergogna non c'è limite».