Roma, massacrato dal branco sulla metro: il coraggio della mamma e quell'unica passeggera
che reagisce

Roma, massacrato dal branco sulla metro: il coraggio della mamma e quell'unica passeggera che reagisce
di Raffaella Troili
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Domenica 25 Settembre 2016, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 12:44

C'è sempre un figlio da proteggere, forse un po' di più. Una mamma in cuor suo lo sa. Conosce le sue debolezze e qualità, i pericoli che può correre. Convive con ansie e timori, un giorno si ritrova spettatrice del peggiore degli incubi con cui convive: un pestaggio che «non finiva mai», racconterà. Quello che abbiamo visto tutti in rete: un groviglio di corpi intorno al palo dove ci si regge, un paio di bestie vestite di nero che tirano calci a un uomo gracile, chiaro, mite, la maglia bianca. E in mezzo una piccola donna che si scopre leonessa, che ferma i piedi di chi mira al volto del figlio, prova a bloccare le gambe che continuano a colpire senza sosta il suo Maurizio. Un'altra sequenza del video che si è procurato Rino Barillari e pubblicato on line dal Messaggero mostra il coraggio di Elena Vazzaz, 60 anni, la mamma di Maurizio Di Francescantonio, il 37enne massacrato domenica pomeriggio in un vagone della metro B da un gruppetto di giovani del Casertano, poi arrestati, reduci da una lunga notte terminata al mattino con un rave party a base di droghe e alcol. Lotta Elena perché «mio figlio si è rivolto a loro con educazione, gli ha solo detto attenti che in metro non si può fumare, mentre quelli sembravano indiavolati, erano strafatti». Lotta per quel giovane uomo a cui è tanto legata, che l'ha chiamata per tornare a casa assieme, con cui passa tanto tempo, visto che non ha un lavoro stabile. L'età non ha vestito l'affetto di pudore e distanza, sono sempre stati attaccati, uniti, un corpo e un anima, lo raccontano le amiche di lui fuori alla stanza dell'ospedale, lo confermano i parenti.
Sono soli, eppure intorno è pieno di gente che potrebbe fare la differenza. Le immagini parlano chiaro: ci sono quelle bestie che menano e una donna che li respinge, lucida. Prende e para colpi, addirittura riesce a spingerne uno contro i sedili, per un attimo sembra la protagonista di un videogioco, una strana Lara Croft, l'eroina di Tomb Raider. Lei però non ha armi né è allenata, ha solo quei superpoteri che sono la forza dell'amore materno. Non si arrende, fino all'ultimo, quando rimasti soli, esanimi, a terra, si rialza per vedere come sta suo figlio, trova la forza di correre via per cercare di prendere quei malviventi scesi alla stazione Bologna. Poi ritorna.
LE CAREZZE E LE FERITE
Eccola chinarsi su Maurizio Di Francescantonio, 37 anni, stringergli il viso, accarezzarlo dolcemente, sincerarsi che è vivo, trascinarsi sui sedili, rimanere accanto al figlio ferito e sotto choc. Non è il momento di crollare, deve ricordare tutto (sarà lei a riconoscerli in commissariato), pensare a Maurizio. Tutt'intorno è già andato in scena il fuggi fuggi generale, anzi no, una donna bionda e un po' impacciata non sa se andare o restare, s'attarda a guardare, raduna dentro sè tutto il coraggio che ha, rompe quel vetro d'indifferenza e timore che ha spinto molti ad allontanarsi velocemnte, alla fine allunga il braccio, gli offre la sua bottiglietta d'acqua, raccoglie il cellulare, le scarpe, gli oggetti che Maurizio e la mamma hanno perso nella lunga lotta con Luigi Riccitiello, 26 anni, Antonio Senneca, 24 anni e un altro ancora non fermato. Di uomini, sul vagone, non c'è traccia.