Roma, massacrato sulla metro B per una sigaretta, chiesti 16 anni di carcere agli aggressori: «Fu tentato omicidio»

Roma, massacrato sulla metro B per una sigaretta, chiesti 16 anni di carcere agli aggressori: «Fu tentato omicidio»
di Michela Allegri
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Venerdì 20 Ottobre 2017, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 07:56

Un rave a base di droghe pesanti e alcolici. Poi, un pestaggio violentissimo e un uomo ridotto in fin di vita. Ora, Antonio Senneca, Luigi e Gennaro Riccitiello (stesso cognome ma nessuna parentela), che nel settembre di un anno fa hanno quasi massacrato di botte un passeggero sulla metro B, rischiano condanne pesantissime. Il pm Luigi Fede ha chiesto che Senneca sconti 16 anni, mentre Gennaro e Luigi Riccitiello, rispettivamente, 14 e 10 anni. Sono accusati di tentato omicidio aggravato dai futili motivi. La vittima, Maurizio Di Francescantonio, 37 anni, aveva solo chiesto agli imputati di spegnere le sigarette, visto che stavano fumando a bordo del treno.



I tre avevano reagito con una violenza inaudita, immortalata dalle telecamere di sorveglianza della metro. Senneca è accusato anche di lesioni nei confronti della madre del trentasettenne e di resistenza a pubblico ufficiale.
I fatti risalgono al pomeriggio del 18 settembre. Sono le 15, Senneca, 25 anni, e i Riccitiello, 27 e 22 anni, non dormono da quasi due giorni. Sono arrivati a Roma da Caserta per andare nella discoteca Spazio Novecento, all'Eur. Alla chiusura del locale, si sono trasferiti a un rave party. Ancora sballati dagli stupefacenti, salgono sulla metro B. Maurizio e la madre entrano nel vagone, mentre i casertani fanno confusione e fumano a bordo del convoglio. Il trentasettenne chiede loro di spegnere le sigarette. Viene insultato e picchiato. Viene preso a calci mentre è riverso in terra, inerme. Senneca strattona anche la madre della vittima.

I FILMATI
Il pestaggio viene ripreso dalle telecamere di sorveglianza interne al vagone. Proprio quel filmato consentirà agli inquirenti di individuare e incastrare gli imputati. Il gruppetto di picchiatori scende alla stazione Bologna. Senneca e Luigi Ricciarello vengono subito fermati dalla polizia. Gennaro, il più giovane dei tre, verrà arrestato dopo pochi giorni a Napoli. Il gip Ezio Damizia non ha dubbi: i tre erano consapevoli di poter uccidere Maurizio. Hanno manifestato «totale incapacità di autocontrollo» e si sono dimostrati in grado di compiere atti di «inusitata violenza», si legge nell'ordinanza di custodia cautelare.
Durante l'interrogatorio di garanzia, Senneca dichiara di avere ricordi confusi, perché era «fatto». Oltre che di tentato omicidio, deve rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale. Per cercare di opporsi all'arresto, infatti, ha preso a pugni una parete di cartongesso della Questura. «Chiedo perdono, è stata una reazione sproporzionata. Chiedo scusa a Maurizio e a sua madre - ha detto a processo, assistito dall'avvocato Michela Renzi - Ho capito quello che avevo fatto solo dopo. Ero sotto l'effetto di alcol e stupefacenti».