Nel passato si accontentavano di non pagare il conto. Oggi arrivano a chiedere gratis pure l’amaro. E magari, a fine pasto, si fanno passare pure una bustarella sotto al tavolo.
E la lista dei favori che, le figure professionali volte al controllo e al rispetto delle regole, chiedono ai commercianti per evitare di elevare una contravvenzione, prosegue. Dopo il caso dell’agente della polizia municipale del I Gruppo, accusato di aver chiesto duemila euro a un gioielliere per nascondere una pratica e fargli evitare il sequestro di un immobile in ristrutturazione in via Margana, a pochi passi dal Campidoglio, altri casi analoghi potrebbero venire a galla. Una pratica antica, quella dello scambio di favori, che da sempre accompagna i rapporti tra esercenti e controllori. Un tacito accordo tra le parti, definibile come una normale transazione economica, seppure illegale. Io do qualcosa a te, tu, in cambio, riponi la penna nella tasca e chiudi il libretto, dimenticandoti di fare la multa. I latini lo chiamavano “do ut des”, i secoli sono passati, ciononostante il significato è rimasto lo stesso. A vincere sono entrambi, l’esercente non in regola continua tranquillamente la propria attività, il controllore ci guadagna sempre qualcosa.
LA LISTA
E allora eccola la lista che alcuni esercenti del cuore di Roma, ma anche della periferia, hanno stilato, preoccupandosi di mantenere l'anonimato, per far capire quali sono le richieste più consuete.
GLI ESERCENTI
«È il mondo che va così - dice un ristoratore di Trastevere - sapesse i pranzi che ho offerto nella mia vita». E tranquillo torna a sedersi su una sedia nel retro locale, accendendosi l'ennesima sigaretta. Poi c'è la storia di Teresa (la chiameremo così) che appena un anno fa ha aperto una lavanderia a Roma nord. Immediatamente ha fatto richiesta al municipio per poter mettere un'insegna luminosa. Tempi lunghi per ottenerla, anzi biblici. Così la commerciante ha attaccato un cartello alla vetrina del locale. Dopo poco tempo la prima multa, cui è seguita una seconda, perché il cartello dopo essere stato rimosso era stato affiancato alla cassa sul bancone. Vallo a capire se è stato un eccesso di zelo, da parte del controllore, o un abuso di potere. Il dubbio resta. Appena girato l’angolo, ti trovi di fronte un'altra lavanderia con vent’anni d'attività alle spalle.
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