Roma, così Raffaele Marra sfidò Raggi: «Se vuoi, scaricami»

Marra e Raggi
di Valentina Errante
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Giovedì 2 Febbraio 2017, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 09:14
Raffaele Marra non ha tentennato un attimo. Anzi. Alle proteste di Virginia Raggi, in difficoltà per la nomina del fratello Renato a numero uno del dipartimento Turismo del Comune, con 20mila euro in più in busta paga, ha ribattuto, sfidando apertamente la sindaca, che in chat gli rimproverava di non averla neppure informata dei vantaggi che il fratello avrebbe ottenuto. «Se vuoi scaricarmi, scaricami pure, se pensi che ti ho fregato... io ho agito correttamente», le scriveva.

E la Raggi non ha fatto niente, non lo ha scaricato, almeno fino al giorno dell'arresto per corruzione, quando ha detto che Marra era uno dei 23mila dipendenti del Campidoglio. La conversazione smentisce il sindaco che ha dichiarato di avere fatto tutto da sola e per questa vicenda si troverà oggi davanti ai pm che l'hanno indagata per abuso d'ufficio e falso. Dovrà chiarire il tenore delle conversazioni recuperate sul telefono di Marra, dalle quali emerge con chiarezza che l'obiettivo di Raffaele, fosse principalmente l'aumento in busta paga per Renato. E per questo cercava appoggi nel Movimento, anche con l'assessore al Turismo Adriano Meloni e con il presidente all'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, e ringraziava Salvatore Romeo dopo l'approvazione della delibera.

LO SCENARIO
E mentre il clima si fa sempre più pesante all'interno dei 5 stelle, con una fronda anti Raggi che si ingrossa ogni giorno di più, Alessandro Mancori, legale del sindaco, cerca di smorzare la tensione, annunciando lo slittamento dell'interrogatorio a data da destinarsi, spostando così in avanti la deadline. È chiaro, infatti, che la scelta di un patteggiamento o di un giudizio immediato potrebbero costare a Virginia Raggi il simbolo del Movimento. «Il giorno dell'interrogatorio non è ancora stato fissato», ha continuato a smentire il legale.

La nomina di Marra non è l'unica questione finita all'attenzione della procura: le verifiche riguardano anche il presunto dossieraggio ai danni di Marcello De Vito. Un'operazione della quale potrebbero essere chiamati a rispondere la stessa Virginia Raggi, l'assessore Daniele Frongia e il vicepresidente dell'assemblea Enrico Stefàno per farlo fuori dalle comunarie. Un'inchiesta delegata alla squadra Mobile che, dopo le testimonianze raccolte dalla procura, potrebbe portare all'acquisizione delle chat. E poi il rapporto che lega la sindaca alla destra romana, che le avrebbe imposto nomine fondamentali del suo staff, come quella di Paola Muraro ad assessore all'Ambiente. E non è un caso isolato.

Pianificavano in chat le strategie per la promozione, Raffaele e Renato Marra, dopo che l'ex vice capo di Gabinetto aveva suggerito al fratello di proporsi come numero uno del dipartimento del Turismo. E cercavano appoggi per garantire la nomina di Renato. «Devi farti notare, apprezzare, vai a parlare con De Vito lui ti può aiutare con l'assessore ad avere il posto», gli diceva Raffaele. E ancora: «Devi parlare con Adriano» (Meloni ndr). E del resto lo stesso assessore, sentito come teste davanti ai pm ha ammesso che fosse stato proprio Renato Marra a suggerire il nome del fratello per quell'incarico.
L'AUMENTO
Che l'obiettivo per Raffaele fosse l'aumento di stipendio per il fratello, invece, lo dimostra un'altra conversazione tra l'ex capo di Gabinetto e Virginia Raggi: «Anche se lo avessi nominato capo della polizia municipale - replica Raffaele Marra al sindaco che protesta per l'imbarazzo istituzionale - avrebbe avuto la stessa cifra, può anche restare lì». Renato Marra era vice comandante dei vigili, ma solo da reggente e aspirava a passare dal quinto al terzo livello.

L'INTERROGATORIO
Oggi davanti ai pm, il primo cittadino dovrà scegliere se ammettere il reato di falso, commesso nella relazione inviata al responsabile Anticorruzione del Comune di Roma, e girata all'Anac, nella quale diceva di avere autonomamente nominato Marra, per difendere il suo capo di Gabinetto dal conflitto di interesse, o arrendersi e ammettere, come risulta da chat e email che quell'incarico era stato gestito proprio da Raffaele. Del resto, poco dopo la nomina di Renato Marra, il fratello riceveva un'email di ringraziamenti proprio da Meloni. Messaggio inoltrato anche al sindaco e a Salvatore Romeo. Meloni ringraziava Raffaele, il sindaco, e Romeo per avergli segnalato Renato Marra, ricordandone le qualità. Circostanza che conferma i sospetti della procura.

Un vicolo cieco, dunque, per Virginia Raggi: potrebbe scegliere di patteggiare il reato di falso o andare verso un rito immediato, già previsto dalla procura, in ogni caso arriverà la reazione del Movimento.
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