Marciapiedi, incubo dei romani:
boom di traumi al pronto soccorso

Marciapiedi, incubo dei romani: boom di traumi al pronto soccorso
di Alessia Marani
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Venerdì 2 Maggio 2014, 17:07 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 21:22

Non ci sono solo le buche sulle strade. Ma anche quelle sui marciapiedi. E se le prime sono l'incubo degli automobilisti e ancor di pi dei motociclisti, le seconde sono la dannazione dei pedoni.

Marciapiedi sempre più dissestati, sconnessi, con le radici degli alberi che vengono fuori e ingrossano a tradimento l'asfalto.

Oppure con le lastre di cotto rosse bruciate dal sole o di porfido grigio che ballano pericolosamente sotto i piedi dei passanti (persino in strade centralissime come via del Tritone) fino a diventare insidiosissimi trabocchetti.

Il marciapiede romano e' "proletario", non fa differenze fra il centro e la periferia, fra i quartieri-bene abitati dalle famigliole radical-chic e quelli di borgata lontani chilometri-luce dal Raccordo anulare. Per una volta i "pariolini" di Roma nord e i "palocchini" di Roma sud sono fratelli per davvero. Ovunque, uscire con passeggini e pupetti al seguito, o in carrozzella se si ha qualche handicap motorio, si trasforma in un lungo percorso a ostacoli. Soprattutto se si è anziani. O donne che in omaggio alla propria femminilità decidono di indossare scarpe coi tacchi, neppure così vertiginosamente alti.

Non a caso l'Aduc, l'Associazione per i diritti degli utenti consumatori ha provocatoriamente invitato il Comune a "fare testare i prodotti ortopedici sulla tenuta di gambe e caviglie dei cittadini romani. Inciampi, cadute e distorsioni, sono all'ordine del giorno".

I referti dei pronto soccorso capitolini parlano di cadute accidentali, traumi dai più leggeri ai più gravi con conseguenze a volte tragiche. Come nel caso di un vecchietto finito tempo fa all'ospedale Pertini. Era campato in discreta salute fino a quel momento, al riparo dagli acciacchi più pesanti dovuti all'età. E avrebbe continuato a godersi l'affetto dei familiari e dei suoi nipotini solo Dio sa fino a quando, finché non è inciampato in una maledetta buca su un marciapiede del Tiburtino. Il poveretto scivolando ha battuto violentemente la testa a terra. E per lui ė cominciato il calvario: dalla corsia dell'emergenza trasferito in terapia intensiva per un'emorragia cerebrale che in breve l'ha portato alla morte.

"Naturalmente nei nostri sistemi informatici con cui classifichiamo l'ingresso dei pazienti da prendere in cura - spiega Massimo Magnanti, medico del pronto soccorso del San Giovanni e segretario del Sindacato dei professionisti dell'emergenza sanitaria - non ė prevista una voce ad hoc per la caduta da marciapiede, anche perché si presuppone non debba essere un problema; eppure l'evento, che finisce catalogato fra incidenti stradali o cadute accidentali, ė tra i più frequenti. Capita spesso di avere a che fare con contusioni o fratture provocate da episodi che di per se sembrano banali, ma che in persone particolarmente fragili possono arrecare danni di una certa importanza".

Il panorama ė lo stesso: dal San Camillo al Casilino, dal policlinico di Tor Vergata al Grassi di Ostia. "Quando la strada non ė ben illuminata, di notte o quando fa brutto tempo e piove con l'acqua che maschera le imperfezioni del suolo, allora gli accessi al pronto soccorso per questa ragione aumentano esponenzialmente", aggiunge Magnanti.

Ma dopo, che fare? Non sempre i i cittadini denunciano. La giurisprudenza parla di cause che durano, tra primo grado, ricorsi e appelli, anche fino a dieci anni per ottenere un risarcimento dal Comune o dall'ente pubblico o privato responsabile. L'orientamento della Cassazione ė per la "presunzione di responsabilità per danni da cose in custodia". Praticamente paga chi dovrebbe "vigilare" sul tratto di marciapiede disastrato. E i singoli Municipi, portati in tribunale dai pedoni feriti, possono a loro volta rivalersi sulle ditte appaltatrici a cui ė stata affidata la manutenzione. L'importante ė dimostrare il "nesso causale tra l'infortunio generato dall'insidia e i danni riportati".

Quindi, se si incappa in qualche marciapiede "birichino" gli esperti legali consigliano: chiedere subito l'intervento dei vigili urbani; scattare qualche foto dal cellulare del luogo dell'incidente; fare mettere a verbale i testimoni dell'accaduto; recarsi subito al pronto soccorso per farsi refertare anche se le lesioni non sono evidenti, ma si ha dolore.