Manovra a rischio, decadono gli emendamenti
Bagarre in aula: insulti e rissa sfiorata

Manovra a rischio, decadono gli emendamenti Bagarre in aula: insulti e rissa sfiorata
di Michela Giachetta e Fabio Rossi
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Giovedì 5 Dicembre 2013, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 09:09
Fischi, cori da stadio, rissa sfiorata tra consiglieri. La scintilla che accende le polveri scatta poco dopo le 19. Quando il presidente dell’assemblea capitolina, Mirko Coratti, annuncia la decadenza di quasi tutti gli ordini del giorno presentati dall’opposizione: ne restano da discutere 720, in gran parte firmati da Dario Rossin (Fdi), sugli oltre 210 mila depositati dai consiglieri di minoranza. A quel punto parte la bagarre. Il centrodestra occupa l’aula, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia srotolano uno striscione con scritto «bilancio illegale, commissario subito», i consiglieri del Nuovo centrodestra si imbavagliano e Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini, tuona: «Solo i tribunali potranno fermare questa pseudo dittatura delle banane dell’improbabile Marino». Marco Pomarici (Ncd) si accoda: «Faremo ricorso agli organi competenti, la maggioranza di centrosinistra ha deciso di mandare a casa Marino con questa decisione». Gianni Alemanno parla di «violenza contro le opposizioni come non si era mai vista in consiglio comunale». E Sveva Belviso si affida alla storia, paragonando il sindaco ad Attila. «Tutto come previsto - commenta Alfio Marchini - Dopo aver scaricato sulle responsabili spalle del prefetto l’irresponsabilità del sindaco, che si è presentato in aula fuori tempo e con un bilancio irricevibile, sono passati alla fase due: calpestare i diritti dell’opposizione con arroganza e incoscienza».



IL PD FA QUADRATO


La temperatura in aula Giulio Cesare sale, con le donne elette nella maggioranza che si schierano a braccia conserte a difesa degli scranni di sindaco e giunta. «Dispiace che l’aula sia oggetto di una vergognosa manifestazione di Fratelli d’Italia - attacca il capogruppo democrat Francesco D’Ausilio - Piena solidarietà al presidente Coratti e sostegno alla sua decisione sull’ammissibilità degli ordini del giorno». Con il presidente del consiglio comunale si schiera anche Enrico Gasbarra: «Il confronto e la dialettica politica sono il fondamento della democrazia così come lo è il rispetto delle istituzioni e della loro funzionalità - sottolinea il segretario regionale Pd - L’atteggiamento che alcuni membri e partiti dell’opposizione stanno avendo in questi giorni in Campidoglio non ha nulla a che fare con i legittimi diritti delle forze politiche di minoranza». Ma Fabrizio Ghera, capogruppo Fdi, promette battaglia: «Faremo di tutto per liberare Roma e i romani da Marino e dalla sua maggioranza incapace».



BATTAGLIA DI RICORSI

Dopo la mannaia degli uffici capitolini, restano ora da votare 655 ordini del giorno di Rossin, 19 di Ghera, 18 di Alemanno, 13 della Belviso, 5 di Giordano Tredicine (Pdl), 4 di Lavinia Mennuni (Ncd), 3 di Svetlana Celli (Lista Marino), uno a testa di Marco Pomarici (Ncd), Mino Dinoi (gruppo misto) e Alfredo Ferrari (Pd). Completamente azzerati, invece, i 96 mila presentati dalla Lista Marchini. Attesa una valanga di ricorsi al Tar, annunciati praticamente da tutti i gruppi di opposizione. Sull’altro fronte Gemma Azuni (Sel) attacca Pomarici, che l’avrebbe insultata durante la bagarre, minacciando querele.
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