Secondo uno studio effettuato dal consorzio Crea Sanità, nel 2017 il Lazio presentava tempi di attesa al di sopra della media nazionale per la colonscopia (175 giorni rispetto ai 96 medi), per la ecotiroide (123 rispetto a 57) e l'ecocolordoppler venoso agli arti inferiori (123 giorni invece di 73). La Regione sta facendo comunque enormi sforzi per uscire dall'emergenza.
PRIORITÀ IN LINEA
«Oggi l'80% delle prestazioni con indicazioni di priorità vengono erogate nei tempi previsti per legge, nel 2015 erano il 50%», afferma l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato. «Il decreto Zingaretti sulle liste d'attesa deve essere applicato nella sua interezza - dice Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario della Fimmg e vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Roma - occorre inserire nel Recup tutte le aziende che offrono le prestazioni, anche le autonome e private. Poi una volta aperte tutte le agende, va sviluppato il sistema informatico, tenendo conto non solo del tempo ma anche della prossimità delle strutture». Bartoletti mette a fuoco un altro aspetto: «Le prestazioni vengono erogate secondo tetti massimi, così succede che a fine anno, terminato il budget, l'appuntamento per il cittadino viene rinviato a gennaio o febbraio. Noi medici di famiglia chiediamo uno slot di prenotazioni in modo da chiedere e garantire al cittadino prestazioni sempre appropriate secondo la diagnosi e la tempistica». Sulle liste d'attesa sono intervenute anche Cisl Fp e Uil Fp. «Il monitoraggio sui tempi d'attesa aggiornato online dalla Regione - dicono - non tiene conto degli esami programmabili. È lì che bisogna agire». Per l'ex assessore regionale Donato Robilotta un segnale d'allarme arriva dalla spesa per le prestazioni fuori regione, superiori di 150 milioni alle entrate.
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