Mafia Capitale, Orfini blinda Marino: «Non molliamo, siamo dalla parte giusta»

Mafia Capitale, Orfini blinda Marino: «Non molliamo, siamo dalla parte giusta»
di Simone Canettieri
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Giovedì 4 Giugno 2015, 15:50 - Ultimo aggiornamento: 18:57
«Andiamo avanti, lasciare adesso il Campidoglio sarebbe un'ammissione di colpa». Matteo Orfini guardando negli occhi Ignazio Marino e Nicola Zingaretti ha aperto così il vertice al Nazareno. Un vero e proprio gabinetto di guerra con il sindaco, il governatore del Lazio e il commissario del Pd romano, che in questa circostanza ha parlato soprattutto a nome di presidente nazionale dei democrat.







La linea dunque è questa: provare a ripartire nonostante l'arresto di tre consiglieri comunali di maggioranza (il quarto è Giordano Tredicine del Pdl). E allo stesso tempo serrare le fila anche in Regione, colpito, seppur in maniera minore, dalla seconda fase di Mafia Capitale.



Il summit a tre, nelle ore più complicate di questa giornata, è durato meno di un'ora. Il primo ad andarsene è stato Zingaretti, da un ingresso laterale.



Poi sono entrati al Nazareno il capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo, la presidente dell'assemblea comunale Valeria Baglio, che ha presto il posto di Mirko Coratti, e il commissario del Pd di Ostia Stefano Esposito.



Anche in questo secondo summit Orfini e Marino hanno ribadito il piano di emergenza: non mollare per nessun motivo, almeno ora, salvo nuovi risvolti giudiziari.



Anche perché, è la battuta che circolava questa mattina in Campidoglio, le dimissioni del sindaco «porterebbero dritto dritto il grillino Di Battista in Campidoglio». Suggestioni e paura di queste ore, dove adesso si cerca di capire il nome dei 21 indagati che al momento non sono ancora pubblici.



Nel corso della conferenza stampa al Nazareno, Orfini ha ribadito la linea di difesa a oltranza nei confronti di Marino. «Comune, Regione e Pd attraverso Marino e Zingaretti hanno svolto un lavoro di ripristino della legalità da prima che scoppiasse la parte pubblica dell'inchiesta - ha aggiunto il commissario dem - Marino appena insediato con una lettera a Saccomanni chiese l'invio degli ispettori Mef per verificare gli atti dell'amministrazione Alemanno perché apparve subito chiaro a lui e alla sua giunta che il modo in cui era stata amministrata la città era discutibile».



Sempre Orfini ha annunciato che, come parlamentare, chiederà chiarezza sull'agibilità di cui ha goduto Carminati. «Chiederò al Copasir - ha spiegato - di occuparsi di questa vicenda per capire come i Servizi Segreti non si siano accorti di cosa stava facendo una persona a loro evidentemente nota».



Nella conferenza stampa Orfini ha attaccato i partiti di opposizione, che in queste ore stanno chiedendo le dimissioni di Marino. A partire dalla Lega di Salvini, che «a Roma è rappresentata dagli uomini della giunta Alemanno». E proprio sul ruolo dell'ex sindaco, indagato per associazione mafiosa, è servito a Orfini per ribadire che «fa parte del partito di Giorgia Meloni e che avrebbe preso i voti dell''ndrangheta alle ultime europee». Infine una stoccata al M5S: «E' il partito dei clan di Ostia».





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