Mafia Capitale, Zingaretti su Facebook: «Contro di me la macchina del fango»

Mafia Capitale, Zingaretti su Facebook: «Contro di me la macchina del fango»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 5 Agosto 2015, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 12:23
Dopo le accuse di Buzzi, che nel corso degli interrogatori ha sostenuto che il governatore avrebbe preso denaro per l'acquisto del palazzo della Provincia e che vi sarebbero stati degli accordi per la spartizione del appalto della Regione sul Cup, il presidente Nicola Zingaretti, scrive su Facebook: contro di me si è mossa la macchina del fango. Scrive Zingaretti in un post pubblicato alle 11.49: «Ecco la macchina del fango di Buzzi: "che poi alcune volte so' veri, alcune volte non so' veri"». Zingaretti cita un passaggio della deposizione dell'ex presidente della cooperativa 29 Giugno. Il governatore prosegue: «Sono fatti in cui lui non è coinvolto, ma gli vengono raccontati da terze persone, insomma lui stesso ammette che potrebbe trattarsi di cialtronerie, chiacchiericcio, falsità. Siamo alla delazione per sentito dire».



Zingaretti spiega che fino ad oggi ha deciso di rimanere in silenzio, per rispetto del lavoro dei magistrati, ma ora ha deciso che deve rispondere, «reagire al fango che mi è stato buttato addosso da un pregiudicato in regime di custodia cautelare con accuse gravissime. E lo faccio non solo ribadendo le falsità delle dichiarazioni di un uomo con le spalle al muro che ha messo in atto una strategia difensiva e personale per scagionarsi dalle accuse di mafia e dichiararsi vittima del sistema, ma anche per chiarire tutti quegli aspetti che dalle dichiarazioni di Buzzi appaiono confusi e imprecisi».



Zingaretti nel lungo post prosegue con la sua ricostruzione: «Ma andiamo per ordine. Il signor Buzzi riferisce di aver sentito di “operazioni poco trasparenti” per l’acquisto del Palazzo della Provincia che riguarderebbero me ed altre persone. Da quanto emerge dai verbali Buzzi avrebbe parlato anche di una “gara bandita dalla Provincia per l’acquisto della nuova sede” e di “un pre-contratto di acquisto”. Buzzi dice il falso. La Provincia di Roma non comprò nessun palazzo prima che venisse costruito. Compito della mia amministrazione, insediatasi nel maggio 2008, fu quella di portare a termine una operazione avviata nel 2005 dalla precedente amministrazione. Confermo di non aver mai ricevuto nessun tipo di beneficio personale, materiale, economico o politico, viste le polemiche che ha suscitato, da quella scelta».



Il passaggio sugli appalti della Regione: «Per quanto riguarda gli accordi spartitici su alcuni appalti regionali con le opposizioni, di cui mi accusa Buzzi, anche in questo caso voglio chiarire che si tratta solo di falsità. Non esistono e non sono mai esistite spartizioni di nessun tipo. Non lo dico io ma lo dicono i fatti: in due anni e mezzo di presidenza della Regione con oltre 4 miliardi di bandi assegnati, le cooperative legate a Mafia capitale non hanno preso un centesimo. Non appena abbiamo avuto percezione di una possibile infiltrazione nel bando Cup, lo abbiamo immediatamente sospeso e ripresentato in collaborazione con l’Anac di Raffaele Cantone. Va ricordato che se non avessimo bandito questa gara sarebbe continuato lo scandalo di un servizio da decenni in proroga sui cui c’è una inchiesta della Corte dei Conti».



il cognato inesistente: «Inoltre Buzzi fa riferimento ad una mia richiesta di assunzione di un fantomatico cognato presso Pino Cinquanta del Cns. Falso anche questo. Intanto vorrei precisare che non ho alcun cognato. So che Pino Cinquanta è un dirigente delle cooperative, non ho mai avuto con lui alcun tipo di frequentazione se non al massimo in occasioni pubbliche o convegni ma escludo di avergli mai proposto nomi per assunzioni di chicchessia».





Conclusione di Zingaretti, che lunedì sul tema è anche intervenuto in consiglio regionale: «Ho deciso di scrivere queste righe perché non posso più accettare di essere vittima della macchina del fango messa in moto da Buzzi. Non posso più accettare menzogne e bugie che tentano di delegittimarmi pubblicamente. Ne va del mio nome, della mia onorabilità e soprattutto dell’enorme lavoro di pulizia, trasparenza e buon governo che in meno di tre anni siamo riusciti a realizzare alla Regione Lazio. E che forse dà fastidio a molti»