Mafia Capitale, il giorno nero di Venafro: «Così pilotava gli appalti»

Mafia Capitale, il giorno nero di Venafro: «Così pilotava gli appalti»
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Martedì 19 Aprile 2016, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 16:07

IL PROCESSO
Per la cricca di Salvatore Buzzi era l'ultimo affare ghiotto. Un affarone da sessanta milioni di euro - saltato solo per via della maxi retata di Mafia Capitale - che gli stava per consegnare la gestione del Cup, il servizio regionale sanitario di prenotazione unica. Per aggiudicarselo era bastato muovere le pedine chiave alla Pisana: piazzando un uomo della cricca - per l'accusa il funzionario Angelo Scozzafava - nella commissione aggiudicatrice dell'appalto europeo indetto dalla Regione, con il beneplacido di Maurizio Venafro, l'ex capo di gabinetto del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti (estraneo ai fatti). Una gigantesca turbativa d'asta, secondo la procura, che ieri ha tenuto banco in due aule di giustizia: nell'aula bunker di Rebibbia dove è in corso il maxiprocesso ai big di Mafia Capitale e a piazzale Clodio, in cui si è aperto il procedimento separato a carico di Venafro.
IL CURRICULUM
«Fu Venafro a farmi il nome di Angelo Scozzafava, a consegnarmi il suo curriculum» ha detto nell'aula bunker Elisabetta Longo, all'epoca direttore generale della Centrale Unica per gli Acquisti della Regione, «Mi precisò che era un nome gradito all'opposizione. E mi fece il nome di Luca Gramazio. Era maggio 2014. Ma inserii il nome di Scozzafava nella commissione dell'appalto del Cup solo a luglio quando venne fuori l'incompatibilità di un'altra componente». Tanto che il nome della commissaria venne depennato e sostituito con quello di Scozzafava, ritenuto uomo di ponte tra Buzzi, il suo socio in affari l'ex Nar Massimo Carminati, e la politica.
LA DIRETTRICE
Una testimonianza, quella della dottoressa Longo, che la procura ha preso con le pinze. La direttrice, infatti, è stata sentita come indagata in un procedimento connesso. Era finita iscritta nella lista degli indagati per il reato di false informazioni al pm dopo aver fornito sull'argomento informazioni contraddittorie. In un primo momento pare che non avesse ricordato il suggerimento di Venafro. «L'individuazione dei tecnici delle commissioni è difficile» ha premesso la Longo nella sua deposizione, «E' una mansione gratuita che per di più aumenta il carico di lavoro. Per questo ci capitava di interfacciarci con la politica».
«Le segnalazioni erano usuali» ha precisato per poi correggere il tiro: «Da Venafro ne ho avuto solo due, di cui questa politica». «Ma come si arriva alla nomina di Scozzafava?» ha tagliato corto il pm Luca Tescaroli. «Quando dal Sant'Andrea è emerso che una delle due componenti della commissione (io ero la presidente, ha ricordato) era incompatibile per aver svolto mansioni economiche per il Cup interno. Allora cercammo di trovare un altro commissario». «Senza pressioni?» ha risposto la teste, «Mi era stata solo indicata l'urgenza della gara che da tredici anni era in proroga. Bisognava fare una gara europea».
GARA ANNULLATA
A dicembre 2015 però scattano gli arresti di Mafia Capitale e la gara viene annullata. Restano in piedi solo gli strascichi giudiziari. Con la Regione Lazio in veste di parte civile che batte cassa agli imputati. Intanto ieri si è aperto a piazzale Clodio il processo a carico di Venafro per lo stesso affare. Sul banco degli imputati oltre l'ex capo gabinetto della Regione Lazio, il responsabile della cooperativa sociale Sol.Co, Mario Monge (l'imprenditore ritenuto dalla Procura vicino a Buzzi), tutti e due accusati di turbativa d'asta e il primo anche di rivelazione di segreti d'ufficio. I giudici della X sezione penale, presidente Rosanna Ianniello, chiamati a giudicare i 46 indagati del maxi processo di Mafia Capitale, hanno di recente respinto la richiesta della procura di riunire i due filoni. Venafro: «Resto convinto, che in ogni caso, il processo servirà a fugare ogni dubbio».
Adelaide Pierucci
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